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I giovani italiani nel mondo in movimento. Cronistoria dalla prima Conferenza di Roma del 2008

Di Francesco Nicotri

Molteplici sono le fasi che dal 2008 ha attraversato la mobilità italiana, compresa quella giovanile. Diverse, per natura e perimetro, sono invece le esperienze di reti e di meccanismi di partecipazione messe a punto in questi anni. Il racconto di Francesco Nicotri

“Sappiamo molto di più dell’emigrazione, ma forse sappiamo ancora poco degli italiani nel mondo”.  Questa è la frase più emblematica che, come si legge nel Rapporto Italiani nel mondo (RIM) 2025, ha accompagnato la presentazione della prima edizione, nell’ottobre 2006. Anche quest’anno, i saggi e i dati statistici pubblicati confermano la qualità scientifica e culturale di tale strumento di approfondimento. In particolare, l’annualità corrente offre una chiave di lettura molto interessante, ossia quella di andare “oltre la fuga e la retorica” per concentrarsi sull’Italia dei “talenti diversamente presenti” che si manifesta in percorsi di “mobilità circolare costante e di rapporti e di interconnessioni quotidiane” con il nostro Paese.

Questa “Italia fuori dall’Italia” è stata al centro di (almeno) tre iniziative realizzate negli ultimi anni dall’Agenzia italiana per la gioventù che appaiono davvero degne di nota per la capacità espressa di considerare le comunità italiane e di origine italiana diffuse nel mondo – richiamando le riflessioni conclusive del Rapporto 2025 – “parte costitutiva, vivace e attiva, dell’unica e sola Italia”. Si fa riferimento, in primis, ad un programma di incontri (formativi e informativi) che, nell’ambito della missione dell’Agenzia nelle Americhe (con tappe in Brasile, Argentina e Uruguay e Stati Uniti), ha coinvolto oltre ai giovani di queste collettività anche le nostre rappresentanze diplomatiche e consolari, gli atenei, le realtà associative e i Comites locali, etc., parlando di cittadinanza, partecipazione, cultura e cooperazione pure nella prospettiva europea.

A questi appuntamenti, occasioni di dialogo e di ascolto attivo, ha fatto seguito un percorso formativo che, organizzato in modalità virtuale, ha condotto una rappresentanza delle generazioni più giovani nella scoperta della Nazione di origine delle proprie famiglie, nella comprensione del senso e del significato profondo del loro essere cittadini italiani ed europei.  Accanto a queste due progettualità, una terza si è contraddistinta per l’incoraggiamento del talento e della creatività degli iscritti all’Aire con età compresa tra i 18 e i 25 anni, sostanziandosi in un concorso artistico-letterario (“Pensando all’Italia”) che ha visto poi i vincitori delle quattro sezioni partecipare (giugno 2025) ad una visita in Italia e a Bruxelles.

Tale triplice scommessa sul “valore della partecipazione e sull’importanza della formazione civica”, come sottolineato dal Presidente dell’Agenzia Italiana per la Gioventù, Federica Celestini Campanari, si è posta, in qualche modo, in linea di continuità con quella prima Conferenza dei giovani Italiani nel mondo tenutasi a Roma presso la Fao nel dicembre 2008, a cui aderirono oltre 400 delegati (in maggioranza discendenti di italiani, loro stessi cittadini italiani, scelti anche tra gli oriundi  e tra i rappresentanti delle nuove migrazioni) da tutto il mondo. Tante idee e proposte, anche provocazioni intellettuali, emersero – ne è conservata traccia nei cinque documenti finali degli altrettanti gruppi di lavoro tematici (“Identità italiana e multiculturalismo”, “Informazione e Comunicazione”, “Rappresentanza e partecipazione”, “Lingua e cultura italiana” e “Mondo nel lavoro e lavoro nel mondo”) – durante i lavori della Conferenza, a cui l’attuale presidente del consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, intervenne nella sua veste di Ministro della gioventù.

Ora, molteplici sono le fasi che dal 2008 ha attraversato la mobilità italiana, compresa quella giovanile. Diverse, per natura e perimetro, sono le esperienze di reti e di meccanismi di partecipazione messe a punto in questi anni. Le tre attività menzionate rappresentano delle vere e proprie buone pratiche – di promozione non soltanto della lingua e della cultura italiana ma anche della conoscenza della Nazione, così come di sensibilizzazione all’esercizio attivo della cittadinanza italiana ed europea – nella misura in cui hanno riconosciuto il ruolo, valorizzato il protagonismo generazionale, delle comunità dei giovani cittadini italiani residenti all’estero come “parte integrante del tessuto nazionale contemporaneo, con diritti, doveri e opportunità”.

Al netto delle diverse rotte che si potrebbero seguire, anche sulla base di studi qualificati come il Rapporto Italiani nel Mondo, nel guardare a questa rete operativa dei “diversamente presenti” non soltanto come ambasciatrice del Paese ma qualcosa di più,  così come nell’ascoltare le ragioni, le visioni e le valutazioni oltre che i bisogni e le aspettative dei giovani expat, sviluppando un dialogo strutturato (strumento europeo, del cui metodo è depositario l’Agenzia Italiana per la Gioventù), appaiono ancora valide le parole di uno scrittore tedesco (Ludwig Borne) con cui Giorgia Meloni, in qualità di Ministro della gioventù, concluse, nel luglio 2008, la presentazione in Parlamento degli orientamenti programmatici del governo (Berlusconi) in materia di politiche giovanili: “i Governi sono le vele, il popolo è il vento, lo Stato è l’imbarcazione, il tempo è il mare”. Insomma, siamo ancora in navigazione, “come una Nazione che si ridefinisce (anche) nei legami, nelle reti e nelle comunità transnazionali” (RIM 2025)!


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