Skip to main content

Se la geopolitica supera gli strumenti della Prima Repubblica. Il commento di Camporini

La riunione del Consiglio Supremo di Difesa ripropone i limiti di un organo nato nel 1950, privo di reali poteri decisionali e convocato con cadenza rituale più che strategica. In un contesto internazionale instabile, l’Italia resta l’unico grande Paese privo di un Consiglio di Sicurezza Nazionale capace di integrare diplomazia, difesa, economia e intelligence

La scorsa settimana si è riunito il Consiglio Supremo di Difesa, organo di rilevanza costituzionale, (art. 87 Cost.), “costituito secondo la legge”, legge che venne varata il 28 luglio del 1950, con formulazioni che non fanno piena chiarezza sulla natura dell’istituto, né sulle sue funzioni. Nel corso degli anni ha oscillato tra organo con meri compiti consultivi per il Presidente della Repubblica, nell’esercizio della funzione di comando delle Forze Armate, e organo di coordinamento delle attività di governo sui temi relativi alla sicurezza nel quadro strategico internazionale, coordinamento peraltro affidato alla buona volontà dei singoli ministri, in quanto manca qualsiasi riferimento ad una funzione esecutiva del consesso.

Ne è evidenza il fatto che le riunioni hanno una cadenza basata più sul calendario, con periodicità genericamente semestrale, che sull’esigenza di una pronta risposta all’evoluzione degli eventi.

In effetti ciò è il riflesso della natura costituzionale del nostro esecutivo, in cui ogni singolo ministro ha piena titolarità della conduzione del proprio dicastero e non “dipende” dal Presidente del Consiglio.

Nel passato in realtà, con una politica estera solidamente ancorata nel contesto transatlantico , non si percepiva l’esigenza di qualcosa di diverso e di più incisivo, ma con il crollo del muro di Berlino le cose sono cambiate con progressive onde di instabilità e la messa in discussione delle passate certezze ha evidenziata la necessità di un processo decisionale più rapido, collettivo e coerente. I più importanti paesi si sono dotati nel tempo, chi prima, chi dopo, di un elemento organizzativo che si può genericamente denominare Consiglio di Sicurezza (ultima in ordine di tempo la Germania, nello scorso mese di agosto), di cui fanno parte tutti i ministri direttamente coinvolti, con poteri decisionali, cui tutti i membri sono tenuti ad attenersi, per garantire risposte pronte, coerenti ed efficaci. Le riunioni di questi organi non sono certo eventi rituali, avvengono non con cadenza calendariale e sono dettate dagli eventi e dall’evoluzione delle relazioni, in un quadro geostrategico.

La mancanza di un organo di questa natura nel nostro ordinamento è oggi particolarmente avvertita, in quanto elemento che può agevolare il governo a reagire con prontezza e in modo strettamente coordinato a situazioni rapidamente mutevoli. Da tempo l’argomento ha suscitato attenzione  e in merito hanno cominciato a circolare proposte: in particolare merita considerazione l’iniziativa assunta dall’On. Lorenzo Guerini, attualmente presidente del CoPaSiR, già Ministro della Difesa nel governo Conte II e nel governo Draghi, che in tali incarichi ha maturato una piena consapevolezza dell’esigenza. L’On. Guerini ha presentato  oltre un anno fa una proposta di legge organica che muove dalla necessità di elaborare con cadenza periodica un documento che delinei gli elementi di una strategia di sicurezza nazionale, da formalizzare con un atto di governo, come da tempo avviene in tutti i paesi membri del G7.

E’ un’esigenza questa sempre più avvertita, tanto che sono nate iniziative spontanee nell’ambito dei centri di ricerca, ultima delle quali il rapporto “Per una strategia di sicurezza nazionale” pubblicato da Futuri Probabili  nello scorso mese di giugno.

Nell’iniziativa Guerini l’organo cui spetta l’elaborazione della proposta della strategia è identificato in un Consiglio, cui spetta l’onere di supportare il PdC nell’integrazione delle politiche interne, estere e militari relative alla sicurezza nazionale, in modo da consentire il più efficace coordinamento tra le autorità civili e militari in tali questioni. La composizione proposta per tale organo riflette la necessità di adottare un approccio multilivello e multidisciplinare in materia di sicurezza nazionale, sotto il Presidente del Consiglio, con un nucleo formato dai ministri più direttamente interessati, quali ad esempio Esteri, Difesa, Interni, Economia e Finanze, dal vertice militare e dal Direttore del DIS, e integrabile in base alle esigenze con altre personalità politiche, civili e militari.

Nella realtà di oggi, in rapida evoluzione, in cui elementi di varia natura, economica, tecnica, informativa, sistemica, vanno a combinarsi, con effetti in tutti i domini operativi e gestionali, la reazione della politica non può non essere strettamente integrata e coordinata: le specifiche competenze certamente restano, ma devono essere armonicamente esercitate, con un coordinamento che non deve essere lasciato alla buona volontà dei singoli dicasteri, ma necessita di un organo apposito, un Consiglio per la Sicurezza Nazionale.


×

Iscriviti alla newsletter