La Camera dei deputati ha presentato oggi l’intergruppo parlamentare dedicato a Imec, il corridoio India–Medio Oriente–Europa lanciato al G20 del 2023, sostanzialmente in stallo per tutto il 2024, e rilanciato quest’anno in un contesto geopolitico radicalmente mutato
L’iniziativa parlamentare italiana arriva mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani è in missione in Arabia Saudita e prepara il viaggio in India del 10–11 dicembre: in entrambi i casi, Imec è tra i temi centrali del dialogo. L’evento alla Camera è significativo per tre motivi: il consenso bipartisan, la presenza diplomatica di alto livello, e il ruolo crescente della diplomazia parlamentare nella proiezione internazionale italiana.
La presentazione dell’intergruppo Imec: cornice e obiettivi
La conferenza ha riunito parlamentari di più forze politiche e rappresentanti diplomatici di Cipro, Francia, India, Egitto, Stati Uniti, Giordania e Germania. A fare da cornice, l’idea che Imec non sia solo un corridoio multimodale, ma una piattaforma geopolitica con potenziali ricadute sulla sicurezza energetica, marittima e commerciale dell’Europa, ma anche alla cooperazione di più ampio spettro con tutti paesi dell’area indo-mediterranea.
Paolo Formentini (Lega), co-coordinatore dell’intergruppo, ha aperto i lavori definendo Imec “un sogno di pace e stabilità”, sottolineando l’impegno del Parlamento nel seguire l’evoluzione del progetto – sin dai primi passaggi, quando a pochi giorni di distanza dal 7 ottobre e meno di un mese dopo il lancio, la Commissione Esteri di cui Formentini è vicepresidente, analizzava sviluppi, collegamenti e futuro del progetto dopo l’attacco di Hamas e la destabilizzazione regionale che ne sarebbe seguita. Ora il lavoro sta nel favorire il dialogo tra i corpi legislativi dei Paesi interessati, auspicando la creazione di inter-gruppi come quello italiano anche nei Parlamenti degli altri attori coinvolti.
La forte partecipazione diplomatica in sala, richiamata come indicatore dell’interesse geopolitico dall’altro co-coordinatore, Antonio Giordano (Fratelli d’Italia), è un elemento che ben sperare sull’implementazione di un progetto che, ha detto Giordano, aspira a costruire una rete di connettività capace di bilanciare la Belt and Road cinese e le rotte artiche promosse soprattutto da Mosca.
La diplomazia parlamentare come motore del progetto
Deborah Bergamini (Forza Italia), presidente del Comitato Imec presso la Commissione Esteri della Camera, ha ribadito che il corridoio ha un valore strategico che va oltre le infrastrutture. In un momento in cui il multilateralismo “ha bisogno di una rinnovata spinta”, la diplomazia parlamentare diventa un elemento essenziale per coordinare istituzioni che non possono procedere per compartimenti stagni.
Da qui, il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata (FdI), presidente della Commissione Politiche Ue del Senato, ha ampliato la prospettiva: la diplomazia parlamentare è oggi uno dei principali terreni di incontro tra Stati membri Ue e Paesi partner. Collocando Imec nell’ambito dell’Indo-Mediterraneo, area di interconnessione strategica tra Europa, Asia e Africa, ha accentuato come esso può permettere il superamento di logiche Est-Ovest e Nord-Sud che hanno caratterizzato il corso della storia recente.
E qui, anche il dialogo tra parlamentare ha il suo ruolo, come spiegato da Giulio Centemero (Lega), che – intervenendo come rappresentante dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo – ha ricordato che nessun corridoio che si apre verso l’Europa, può funzionare senza un dialogo strutturato tra tutte le sponde del Mediterraneo.
La visione Indo-Mediterranea e il ruolo del settore privato
La visione Indo-Mediterranea di questa “network di connettività” l’ha fornita anche, nel suo videomessaggio dal Giappone, l’inviato speciale italiano per Imec dell’Italia, l’ambasciatore Francesco Maria Talò, he ha posto l’accento su quattro punti: Trieste come possibile snodo europeo; la necessità di una cooperazione stretta tra istituzioni e privati; l’esigenza di differenziare rotte e supply chain “in un sistema interdipendente”; l’Indo-Mediterraneo come, appunto, spazio di libertà europea.
Su tutto, anche Talò ha evidenziato il ruolo centrale del Parlamento nella fase di costruzione del progetto.
Sicurezza regionale e integrazione medio-orientale
Prendendo la parola dalla platea, l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled ha letto Imec dentro un quadro regionale in cambiamento. Il recente accordo per la tregua nella Striscia di Gaza apre un nuovo capitolo che super la gestione dell’emergenza a una ricostruzione in cui Imec è tra i capitoli centrali, richiamando il “Piano Trump” ed evidenziando che in esso la prosperità economica è parte integrante del percorso di pace. Per IMEC, ha affermato, sarà fondamentale includere Israele e Giordania, poiché da lì passerà la maggior parte dei flussi commerciali. Ha poi legato il progetto alla parallela espansione degli Accordi di Abramo, condizionata alla costruzione di una solida architettura di sicurezza regionale.
Qui, la lettura israeliana incrocia quella dell’ambasciatore egiziano Bassam Essam Rady, che ha evidenziato la necessità di costruire un ambiente securitario stabile e affidabile. La feluca del Cairo ha rimarcato l’importanza del Canale di Suez, destinato a vedere aumentare la propria capacità con il contributo dei progetti di connettività tra Europa e Asia. Ma ha anche avvertito che nessun corridoio potrà funzionare senza pace: gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso – collegati solo formalmente al sostegno ai palestinesi di Gaza, e centrati nella volontà del gruppo di sfruttare la situazione per dimostrare forza da giocare nei tavoli negoziali sul futuro dello Yemen – mostrano in effetti la fragilità delle rotte geoeconomiche globali.
Come Israele ed Egitto, anche Cipro non è firmatario iniziale del progetto, tuttavia l’ambasciatore Yiorgos Christofides ha espresso il forte interesse del suo Paese a entrare in qualche modo nella piattaforma Imec, ricordando che tra un mese Nicosia assumerà la presidenza di turno del Consiglio Ue. Il focus mediterraneo della presidenza – ha detto – funzionerà in sinergia con l’Italia e avrà anche attenzione per progetti come Imec.
Se il Mediterraneo è la dimensione più domestica, per l’Italia, la proiezione geopolitica conduce verso l’Oceano Indiano, dando profondità geostrategica. L’ambasciatrice indiana, Vani Rao, ha colto questa dimensione nel suo intervento, sottolineando come la natura bipartisan del sostegno italiano a Imec sia un elemento che ne conferma impegno e valore per Roma. Il progetto, ha ricordato, intreccia connettività, sicurezza marittima e transizione energetica, tre priorità strategiche dell’India: tutti ambiti altamente strategici e condivisi sia dall’India che dagli Europei. Su questo, ha commentato positivamente la Strategia Ue sull’India, in cui Imec è considerato uno dei pilastri della cooperazione futura.
Trieste come snodo europeo, l’Italia come hub
Facilitando il wrap up finale della discussione, la senatrice triestina Tatjana Rojc ha riportato l’attenzione sul nodo territoriale: Trieste dovrà affrontare sfide logistiche e normative, elementi decisivi per la competitività dell’Adriatico, fattori che ne determinano il valore multi-strategico per farne uno dei principali punti di approdo di Imec.
In definitiva, la presentazione dell’intergruppo Imec alla Camera segna un passo politico che va oltre la diplomazia tradizionale. La convergenza bipartisan, la presenza diplomatica e il valore dell’interconnessione indo-mediterranea, mostrano come l’Italia stia cercando di posizionarsi come snodo politico e logistico dell’asse europeo del progetto. Le prossime mosse diplomatiche — dalla missione saudita a quella in India a tutta la continua serie di contatti portati avanti tra istituzioni e privati — indicheranno quanto Roma intende accelerare su questo nuova piattaforma di connettività strategica.
















