È morto ieri a Roma all’età di 93 anni Giuliano Montaldo, considerato il decano dei registi italiani.
Nato a Genova nel 1930, a soli 14 anni era stato rastrellato dai nazifascisti e deportato sul fronte al sud.
Fuggito si era unito alla Resistenza nel Gruppo di Azione Patriottica (Gap) della sua città. Ha esordito come attore in Achtung! Banditi! nel 1952, recitando accanto a Gina Lollobrigida, poi era stato collega di set di Marcello Mastroianni in Cronache di poveri amanti.
Nel 1961 la sua prima regia con Tiro al piccione e Una bella grinta nel 1965. Nel 1969 diresse Gli Intoccabili con John Cassavetes e Peter Falk.
Si dedicò a una trilogia sul potere composta da Dio è con noi (1970), Sacco e Vanzetti (1971) e Giordano Bruno (1973), rispettivamente sul potere militare, giudiziario e religioso.
Gli ultimi film furono I demoni di San Pietroburgo (2008) e L’industriale (2011). Per la tv realizzò Marco Polo (1982), kolossal in otto puntate. Nel 2007 fu premiato con il David di Donatello alla carriera. Nel 2017 ottenne il David come migliore attore non protagonista per la sua interpretazione in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, nel 2012 un Nastro d’Argento speciale per il ruolo nel documentario Quattro volte vent’anni, diretto da Marco Spagnoli e incentrato sulla sua carriera e la sua vita, fortemente segnata dalla militanza antifascista.
In totale sono 20 i film diretti da lui per il cinema, 16 dei quali con le musiche di Ennio Morricone, che lo rendono il regista con cui il Maestro ha collaborato maggiormente nel corso della sua carriera. Nel 2021, nel suo libro autobiografico Un Grande Amore pubblicato da La nave di Teseo, Montaldo ha raccontato per la prima volta in prima persona il film della sua vita, ricostruendo oltre settant’anni di carriera davanti e dietro la macchina da presa, e insieme il profondo legame d’amore e di lavoro in comune con sua moglie, Vera Pescarolo, da lui definita “il mio migliore collaboratore”.
(Foto: Umberto Pizzi-riproduzione riservata)