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Nessuno lo sa (o meglio nessuno lo ricorda), ma nel 1966 l’Italia ha in funzione tre centrali nucleari (Latina, Trino Vercellese e Sessa Aurunca) ed è il terzo produttore mondiale di energia elettrica con quella tecnologia, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna.

A quel punto abbiamo già sviluppato competenze tecniche ed accademiche, abbiamo accordi internazionali di primo livello per tutte le forniture necessarie ed abbiamo nella grandi aziende di Stato tutte le risorse utili ad ampliare il programma, rendendo l’Italia sempre più forte e indipendente sotto il profilo energetico.

Inizia invece proprio lì una stagione nefasta, che ci vede prima scommettere palesemente su fonti non rinnovabili (carbone, petrolio, gas, olii combustibili) e poi affossare con due tornate referendarie (1987 e 2011) quella promettente eccellenza italiana.

E siccome le date sono importanti, possiamo dire che prima e seconda Repubblica pareggiano il conto: ambedue hanno fatto il proprio clamoroso autogol.

Arriviamo adesso al presente, perché oggi il Consiglio dei ministri vara un disegno di legge delega che impone al governo di accelerare a dodici mesi la stesura di tutti i decreti legislativi per l’implementazione sul suolo nazionale di reattori di ultima generazione, reattori (relativamente) piccoli e quindi (relativamente) facili da installare, al punto che il ministro Pichetto Fratin ne prevede l’entrata in funzione “intorno al 2030”.

Ora la palla passa al Parlamento, che dovrà votare sul ddl, portandolo ad approvazione definitiva (e quindi entrata in vigore).

Non facciamola tanto complicata: siamo nei dintorni di una giornata storica, cui si giunge certamente anche grazie alla pressione fortissima di uno scenario internazionale che mai come negli ultimi anni ha messo in chiaro qual è la posta in gioco sul fronte energetico, ma rimane il fatto che l’inversione di rotta è clamorosa (dopo trent’anni di marcia del gambero).

A questo punto restano due cose da dire.

La prima è che Giorgia Meloni, il suo governo e la sua maggioranza, così avviano una delle più lungimiranti e concrete scelte strategiche delle nazione, mettendo a segno un colpo di altissimo valore sotto ogni punto di vista, in grado peraltro di garantire all’Italia enormi ricadute positive anche sul fronte internazionale.

La seconda è però della categoria “ammonimento”: nessuno osi adesso tirarla per le lunghe. In Parlamento c’è una maggioranza solida e, tutto sommato, coesa. Approvi il ddl alla velocità della luce, qui non c’è un minuto da perdere.

L'inversione di rotta sul nucleare è clamorosa, non tiriamola per le lunghe. Scrive Arditti

Siamo nei dintorni di una giornata storica, cui si giunge certamente anche grazie alla pressione fortissima di uno scenario internazionale che mai come negli ultimi anni ha messo in chiaro qual è la posta in gioco sul fronte energetico. In Parlamento c’è una maggioranza solida e, tutto sommato, coesa. Approvi il ddl alla velocità della luce, qui non c’è un minuto da perdere

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