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Quando frequentavo le scuole elementari (dobbiamo risalire ai primi anni ’50 del secolo scorso), a un certo punto senza preavvisi o spiegazioni, noi alunni fummo selezionati sulla base delle nostre doti canore. Ci passò in rassegna un insegnante di musica che ci fece solfeggiare ‘’do re mi”, accompagnandosi con un vecchio piano. Ai prescelti, tra cui il sottoscritto, furono dettati dei testi che a noi, poveri bambini e bambine del dopoguerra, parvero incomprensibili. Si trattava delle parole dell’Inno di Mameli, del Coro dei lombardi (O Signor che dal tetto natio..) e del Nabucco (Va pensiero…) di Giuseppe Verdi e della Canzone del Piave di E.A. Mario.

Confesso che ho imparato allora quelle arie e non le ho più dimenticate, anche perché le provammo, a lungo, per mesi con maestri severissimi, insieme ai prescelti di altre scolaresche. Poi scoprimmo a che cosa doveva servire tutto quel lavorio. Una mattina, con i nostri grembiuli fiammanti (le bambine sfoggiavano nastri colorati tra i capelli, come usava allora) fummo accompagnati in Piazza Maggiore (a Bologna) a ricevere non ricordo quale autorità in visita alla città, in presenza della quale e del suo seguito facemmo sfoggio dei nostri sforzi musicali.

Crescendo e diventando adulto, mi sono sempre occupato – direttamente o indirettamente – di politica e mi sono sempre chiesto come fosse stato possibile, quella volta, conoscere con tanto anticipo la data di una visita importante (al massimo si trattava di un ministro se non addirittura di un sottosegretario) e prepararne con meticolosa cura l’accoglienza.

Anni dopo, siamo all’inizio degli anni ’70, mi capitò di essere festeggiato da coretti di bambini. Avvenne durante un visita nell’Urss, ospite del sindacato dei siderurgici, che si svolse praticamente in Ucraina, allora una delle Repubbliche socialiste. Le fabbriche promuovevano delle attività sociali (praticamente il welfare era organizzato a livello aziendale) tra cui dei campi scuola per i figli  dei lavoratori.

Ricordo ancora che attirò la mia attenzione un bambinello biondo incaricato di offrirmi un mazzo di fiori; provai a fargli una carezza, ma mi accorsi che era tanto spaventato da trattenere a stento le lacrime.

Questi episodi, assai datati per tempi e luoghi, mi sono tornati alla mente, quando ho visto, in televisione, il premier Matteo Giamburrasca Renzi accolto da un coretto di bambini e da insegnanti festanti e gioiose in una scuola di Siracusa. E non ho potuto fare a meno di chiedermi: ma che cosa succederà quando tutti si accorgeranno che Renzi non è l’uomo della Provvidenza, ma solo un pallone gonfiato?

Ma lo avete visto a Bruxelles? Si aggirava disorientato in mezzo ai capi di Stato e di governo come se si fosse trovato lì dopo aver imboccato, all’ingresso, la fila sbagliata, per cui il suo problema sembrava essere quello di trovare al più presto l‘uscita.

E il suo governo? Lo vedremo all’opera nei prossimi giorni sull’economia. Pier Carlo Padoan (Schioppan?) è alla ricerca di soluzioni che possano assicurare una copertura alle cifre messe in giro dal premier. Ma lo avete visto bene in volto? Ne avete compreso la sofferenza? Padoan sembra uscito dalla pubblicità di un callifugo, con l’avvertenza del ‘’prima della cura’’.

Intanto abbiamo avuto un assaggio nel campo delle riforme. Per settimane si è detto che c’era l’esigenza di una legge elettorale che garantisse una maggioranza salda e duratura. Poi uno dei guru di Renzi che da mesi illustrava la bontà dell’Italicum su autorevolissimi quotidiani ha scoperto che con questa legge si mette in moto un ambaradan complicato solo per garantire un premio di maggioranza di 5-6 seggi. Così il vincitore delle elezioni non sarebbe in grado di affrontare una banale epidemia di influenza.

Ma il bello deve ancora venire. Grazie alla mediazione trovata all’interno della maggioranza e con Forza Italia, se si andasse al voto anticipato, sarebbe certa l’ingovernabilità del Paese, perché opererebbero uno stentato sistema maggioritario alla Camera e il proporzionale (lo scampolo della Consulta) al Senato.

Si dice che questa discrepanza sarà di stimolo per la riforma del Senato. Ma si omette di ricordare che non tutti condividono, per fortuna, l’idea di Renzi di ospitare a Palazzo Madama una sorta di Bocciofila dei sindaci d’Italia.

Nonostante tutto, Maria Elena Boschi, preposta alle politiche di riforma, sorride. Il motivo vero ve lo spieghiamo noi. Tutte le mattine il ministro interroga una specchiera incorniciata di riccioli dorati che campeggia nel suo studio: ‘’Specchio del mio desiderio chi è la più bella di Montecitorio?”.  E immancabilmente si sente replicare: ‘’Nessuna vi è che sia più bella di te”.

Benvenuti al Matteo Renzi Show: scolaresche, simposi e riformette

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