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Scorre del miele tra il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e gli esponenti statunitensi che potrebbero offrire un contributo alle esigenze italiane alla voce “vendite”. Citigroup e George Soros su tutti, sono i destinatari a Wall Street di espressioni di ammirazione che il titolare di via XX Settembre, dopo un incontro proprio nella Grande Mela, riserva agli autorevoli interlocutori dalle colonne di Repubblica: “ Qui ho incontrato gente che nella gestione dei grandi patrimoni immobiliari è avanti anni-luce rispetto a dove stiamo noi in Italia”, si bea il titolare del Tesoro con Federico Rampini di Repubblica. Attirandosi così gli sfottò del Corriere della Sera, o meglio del capo servizio economia Paola Pica: “Gli amici di Citigroup?! Altro che Britannia #Saccomanni #privatizzazioni #banche”, ha cinguettato la giornalista esperta di economia e finanza, per anni all’agenzia Ansa, con riferimento al 2 giugno del ’92 quando sullo yacht della corona britannica, economisti e manager italiani, tra i quali l’attuale numero 1 della Bce Mario Draghi, illustrarono al pubblico dei banchieri inglesi il senso delle privatizzazioni italiane.

DOLCE NEW YORK
Il rischio di aumento del debito/ Pil, paventato da Bruxelles? Colpa di Bruxelles, fa intendere Saccomanni: “Frutto dei pagamenti dallo Stato alle imprese già concordato con Bruxelles; e della nostra parte di contributo per il meccanismo di stabilizzazione dell’eurozona”, ha detto il ministro dell’Economia, che si dice certo del fatto che “l’aiuto che possono dare al sistema italiano è molto attuale, su un tema che vede impegnata in primo piano la Banca d’Italia”.

CHI?
Ma chi ha incontrato il ministro? “Gente – ammette il titolare del dicastero dell’Economia al quotidiano di largo Fochetti – che nella gestione dei grandi patrimoni immobiliari è avanti anni-luce rispetto a dove stiamo noi in Italia. Sono favorevolmente impressionato dal modo in cui agiscono a livello globale, per esempio con grandi operazioni in Medio Oriente. Possono aiutarci a sbloccare le cose in Italia. Poi ho incontrato qui degli operatori esperti nella gestione di crediti in sofferenza, di crediti bancari incagliati. Anche in questo campo, in America c’è una specializzazione su segmenti precisi, che consente di affrontare la problematica dei crediti in sofferenza”.

RISCONTRI
Al centro dei colloqui la situazione delle banche italiane, come era ampiamente prevedibile. Sul punto il ministro dell’Economia ammette di aver “percepito una disponibilità a investire dagli Stati Uniti, a gestire anche crediti in sofferenza, come è stato fatto per altri Paesi europei. Questo significa che non c’è bisogno di creare una bad bank sistemica, da gestire con fondi pubblici nazionali o europei, perché questa problematica si può affrontare con risorse private. Attirare fondi privati ci consentirebbe di alleggerire i bilanci delle nostre banche da queste sofferenze; e di conseguenza liberare risorse per erogare crediti nuovi all’economia italiana”.

PRIVATIZZAZIONI
Piatto forte del meeting newyorkese le privatizzazioni che saranno avviate nel 2014 e si svilupperanno negli anni successivi. Saccomanni ha spiegato analiticamente i singoli passaggi: la creazione del comitato per le privatizzazioni presieduto dal direttore generale del Tesoro, al quale verranno sottoposte le proposte concrete e la tempistica precisa. “Sono grato agli amici di Citigroup (la banca che fu presieduta da Robert Rubin, ex segretario al Tesoro di Bill Clinton e consigliere di Obama, ndr) per avermi organizzato incontri con esponenti molto rappresentativi. Ieri ho visto anche gli uomini di George Soros qui a New York, dopo avere incontrato lui in Italia. Mi ha colpito soprattutto la qualità degli operatori specializzati in quei due settori cruciali, le operazioni immobiliari e i crediti bancari incagliati. Sono investitori in grado di trovare capitali per operazioni molto grosse, e poi rivendere senza passare per le trafile più tradizionali e più lente”.

TIMORI D’OLTREOCEANO
Ma Federal Reserve e Tesoro americano sono anche alle prese con le prime mosse del nuovo governo tedesco, con particolare riferimento ai riverberi che avrà la decisione di adottare il salario minimo. E ancora, i rischi di deflazione nell’eurozona, la crisi greca mai sopita, il debito pubblico italiano: tutti dossier sul tavolo degli interlocutori al di là dell’Atlantico. Sul punto Saccomanni ha tranquillizzato i suoi referenti, replicando che “la politica monetaria e fiscale dell’eurozona sta diventando meno restrittiva, e l’aggiustamento in corso va nella direzione di contrastare la deflazione. Più in generale ho sentito una preoccupazione per una ripresa che non crea occupazione a sufficienza, e il fenomeno generale di compressione del reddito delle classi medie. Me ne hanno parlato anche quelli di Blackrock”.

BUROCRAZIA MADE IN ITALY
Altro elemento di preoccupazione statunitense l’infrastruttura iper burocratica del tesuto amministrativo italiano, con tempi biblici per ottenere un’autorizzazione e per una semplice causa civile, su cui ha osservato che “il problema della lentezza delle cause civili, in particolare laddove incide sull’applicazione delle norme contrattuali, esula dalle competenze del mio ministero, ma ne prendo nota e credo che ci siano misure in preparazione al ministero della Giustizia. Quello che noi possiamo fare è dare maggiori certezze sulla fiscalità, gli adempimenti che spettano agli investitori stranieri. Presso l’Agenzia delle Entrate una task force accompagnerà gli investitori stranieri soprattutto nella fase start-up, di inizio dei loro nuovi progetti”.

twitter@FDepalo

 

Il Corriere della Sera sfotticchia Saccomanni che si gingilla con Citigroup

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