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Che la Russia sia interessata all’Europa e alle sue dinamiche politiche, economiche e culturali è cosa certa e antica. Mentre nei decenni successivi a Yalta la Russia sovietica controllava una porzione consistente dell’Europa opponendo il patto di Varsavia alla NATO e alla CEE, oggi la Russia di Putin, riconoscendo i risultati raggiunti dall’Europa di Maastricht, immagina una sorta di partenariato atlantico-eurasiatico. In pratica, un trilogo globale tra Russia-UE-USA.

Questo è il senso di uno studio di Tatiana Romanova che ripercorre l’evoluzione recente dell’UE e dei rapporti, finora ancora inespressi, tra UE e Russia.

Senza parafrasi, si dichiara che la sola integrazione economica, e con essa la creazione della moneta comune, non ha facilitato affatto l’integrazione politica del continente europeo. “Non è vero che l’integrazione politica può avvenire solo dopo quella economica. Invece è vero il contrario. Gli Stati membri avrebbero dovuto cedere porzioni di sovranità in un processo ‘per fasi successive’ che avrebbe poi portato alla transizione verso la moneta comune”. Sembra quasi di leggere le tesi del prof. Guarino quando scrive che nel 1997 il regolamento 1466/97 ha improvvisamente creato la moneta unica violando lo spirito dei Trattati.

Un altro problema politico dell’UE risalirebbe agli anni ’80 quando si scelse “un metodo flessibile” di integrazione invece di stabilire norme comuni per tutti i membri. Sulla stessa scia negli anni 2000 l’Europa ha utilizzato i così detti “metodi aperti di coordinamento (OMC)” che hanno avuto lo svantaggio di accrescere l’eterogeneità all’interno dell’UE, destabilizzando le basi dell’unione monetaria.

A questo si aggiungano le insufficienti regole per l’immigrazione e gli errori fatti nel tentativo di salvare le economie degli Stati in difficoltà, tra i quali è emblematico il caso della Grecia.

Due concetti di federalismo europeo si contrappongono: l’uno, il ‘federalismo dei ricchi’ sostenuto dalla Germania, e l’altro, ‘il federalismo dei poveri’ sostenuto dalla Francia di Hollande. Con la perdita di peso politico della Francia resta solo il modello di ‘germanizzazione’ dell’Europa che non è accettabile per molti dei suoi membri vecchi e nuovi.

Infine, si è recentemente consumato il fallimento dell’approccio UE all’Ucraina che a fronte dell’eventuale accettazione del ‘pacchetto di adesione’ ha calcolato che il ritorno di sostegno economico e finanziario per il paese sarebbe stato gravemente insufficiente.

Tutto questo è frutto della cecità politica dei dirigenti dell’UE.

Nel breve termine non ci saranno avanzamenti sostanziali nei dossier tra UE e Russia. Ma è chiaro che si deve insistere su una maggiore conoscenza reciproca attraverso tutte le iniziative che portino alla creazione di legami coscienti tra le due aree. A questo proposito si dovrebbe facilitare la possibilità di contatti e di scambi tra studenti, studiosi, e business. Questo creerebbe un sistema di relazioni ‘trans-governative’ e ‘trans-nazionali’ che faciliterebbero i dialoghi politico diplomatici.

D’altra parte è impensabile che la Russia abbandoni l’Europa dirigendosi, come qualcuno vocifera, verso l’Asia. È per queste ragioni che sarebbe auspicabile in futuro un partenariato Russia-UE-USA, per creare una zona di sviluppo comune dall’Atlantico all’Eurasia.

 

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