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I due maggiori quotidiani italiani hanno pubblicato, a firma di due commentatori insigni, un articolo dedicato all’odio che corre via web. L’occasione l’ha fornita la vicenda tragica di Pier Luigi Bersani.

LA RETE DI INSULTI

L’ex segretario del Pd non ha ricevuto solo auspici di pronta guarigione e manifestazioni (certamente meritate) di simpatia, amicizia e solidarietà. Chi ha navigato sulla rete (si dice così, mi pare; io non lo faccio proprio perché non sopporto quello che ci si trova) si è accorto che, di pari passo con le frasi bene auguranti, venivano rivolti, a Bersani sofferente, volgarissimi insulti.

L’ARTICOLO DEL CORRIERE

Come hanno fatto notare gli autori degli articoli è un atto disumano augurare la morte tra atroci sofferenze ad una persona nelle stesse ore in cui rischia la vita sotto i ferri del chirurgo che gli apre la scatola cranica. Non è la prima volta che succede, che lo strumento più avanzato della tecnologia, che ha cambiato radicalmente il nostro modo di comunicare si rivela un ricettacolo di umori guasti, un raccoglitore di frustrazioni, un viatico per la divagazioni di anime malate, un artificio che consente all’ultimo degli imbecilli di insultare un premio Nobel. E’ sicuramente utile cercare delle spiegazioni di carattere sociologico a fenomeni di questo tipo, interrogandosi  sulla solitudine del “navigatore” a cui vengono a mancare i freni inibitori come se davanti al web tutti i compassati dottor Jekyll del mondo si trasformassero in violenti mister Hyde, spesso senza avvalersi neppure dell’anonimato.

GLI UNTORELLI DEL WEB

Ma non occorrono studi approfonditi o ricerche sul campo per comprendere quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi. In questi stessi giorni ad un noto campione dell’automobilismo è capitata una disavventura che lo ha ridotto in condizioni analoghe, anche se più gravi, di quelle occorse a Bersani. Ne hanno parlato e ne parlano, a lungo anche come prima notizia, i tg e i giornali. Immaginiamo che anche  i siti del web si siano mobilitati. E siamo convinti, altresì, che il grande campione della Ferrari abbia avuto solo messaggi di solidarietà e che nessuno si sia azzardato di augurargli di morire come è stato fatto con Bersani. Eppure, anche a coloro che, giustamente, si sono preoccupati per la sorte di Michael Schumacher non gliene è fregato nulla del ricovero ospedaliero del nonno di uno dei tanti “untorelli” del web.

L’ODIO CIECO FRUTTO DELLE CAMPAGNA ANTI CASTA

Basta, dunque, con le interpretazioni sociologiche. Diciamo pane al pane e vino al vino.  L’ex segretario del Pd è rimasto vittima dell’odio cieco ed implacabile seminato, in questi anni, nei confronti della cosiddetta casta. La classe politica italiana non meritava particolari apprezzamenti, ma su di essa, sui suoi (antichi) vizi si è prodotta una campagna che non lasciava scampo e che, alla fine, non ha salvato nessuno. Con una colpevole semplificazione della realtà si è fatto credere che essa era la responsabile delle rinunce e delle difficoltà indotte dalla crisi. E che sarebbe bastato liberarsene per poter risalire la china.

LE ALTRE GOGNE

La gogna è stata usata in un primo momento per sostenere l’opera di delegittimazione di Silvio Berlusconi e compagnia cantante (è stato come infilare una lama affilata nel burro): senza salvare nessuno. Poi, una volta aizzata, la belva dell’opinione pubblica si è rivoltata contro tutti, anche perché si è scoperto che tutti i partiti soffrivano, più o meno, delle medesime tare (ma le riprovevoli malversazioni di ‘’Batman’’ Fiorito dovevano fare comunque più scandalo di quelle di qualche consigliere regionale dell’Emilia Romagna, benché gli abusi fossero i medesimi). Alla fine, se non si vuole dare ragione a Grillo o, peggio, al movimento dei “forconi”, ci si è resi che una classe politica bisognerà pure averla. E si è fatta un’incomprensibile apertura di credito ad un giovanotto arrogante e villano e alla sua “band of brothers” che confonde Karl Popper con Harry Potter.

LE NUOVE CORTI GIOVANILISTICHE DEI MIRACOLI

Nessuno si prende la briga di osservare che questa ‘’corte dei miracoli’’ riunita intorno al sindaco-segretario, nella vita, ha fatto solo politica nelle istituzioni e nei partiti. E che, in tanti casi, nella politica e grazie ad essa ha trovato un lavoro ed un reddito. Nessuno si è dato da fare per osservare questi esponenti del “nuovo che avanza” dal buco della serratura della camera da letto e per svelarne le tendenze, le propensioni e gli amori. O per commentare il corso di studi compiuto e le competenze professionali che possono vantare. L’importante è e rimane la svolta generazionale.

DA DOVE NASCE L’ODIO

Non meravigliamoci, allora, se l’odio sparso a piene mani si ritorce contro un galantuomo come Pier Luigi Bersani o se travalica i confini e raggiunge Angela Merkel, anch’essa infortunata in queste ore. Chiediamoci, piuttosto, qual è stato il contributo che le migliori “penne” dei grandi quotidiani e i più azzimati conduttori dei talk show televisivi hanno dato per alimentare questo odio, che, peraltro, ha fruttato centinaia di migliaia di euro ai loro vomitevoli best-seller e ai cachet delle loro comparsate televisive.

Twitter insulta Bersani dopo le campagne anti casta dei giornaloni

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