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Gli Stati Generali della Green Economy hanno permesso all’Italia di stringere un patto nazionale per uno sviluppo sostenibile ed hanno agganciato il nostro paese alle prospettive internazionali. Decisamente un passo in avanti.

L’Europa che fa?

Dopo essere stata innovatrice con la Strategia 20-20-20, ha rallentato la sua forza promotrice e ha nella sostanza smesso di essere motore della Green Economy, nel momento in cui persino Stati Uniti e Cina mostrano aperture sulle questioni ambientali connesse al cambiamento climatico.

Nel suo intervento di presentazione degli Stati Generali il Ministro Orlando ha ricordato il blocco della Germania alle norme taglia CO2 delle nuove autovetture per il 2020. Un’azione da parte di uno Stato membro senza precedenti a Bruxelles, per il mancato rispetto di un accordo già raggiunto, a giugno scorso, fra Consiglio Ue e Assemblea di Strasburgo. Una vittoria della Brown Economy e della case automobilistiche tedesche, una sconfitta per tutti.

Anche Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e animatore principale degli Stati Generali, in un’intervista a Earth Day Italia dice: “Subito dopo l’Unep è stata l’Unione Europea a produrre i documenti di indirizzo, penso al quadro 20-20-20 per il clima, per l’efficienza, le rinnovabili e la riduzione delle emissioni. Ma dopo aver guidato il processo, le politiche economiche e finanziarie dell’Unione Europea non stanno favorendo lo sviluppo di un’economia verde, perché il credito è troppo frenato e le misure sono sempre meno selettive”.

L’austerity  ci blocca, sostenuta da un’economia tradizionale restia al cambiamento e molto forte come quella tedesca, non aiuta a volare ma soprattutto è un modo miope di pensare. Tutti i danni all’ambiente, le mancate opportunità per rilanciare lo sviluppo in chiave sostenibile sono in realtà debito che accumuliamo per le generazioni future.

Ronchi afferma “L’Italia dovrebbe avere  un atteggiamento più critico verso gli indirizzi attuali delle politiche economiche dell’Unione europea che si vorrebbero più determinate e anche più coraggiose”.

Come non concordare con lui?

Europa e cambiamento climatico: un passo avanti e due indietro

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