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Questo commento è stato pubblicato oggi su su l’Arena di Verona, Giornale di Vicenza, Brescia Oggi.

Contrordine, contribuenti. Se cercate la nuova tassa sulla vecchia casa, dimenticate l’Imu che fu. E non inseguite, per carità, la Trise che non sarà.

Per scoprire l’imposta che farà per voi, pronunciate il nome Iuc, e apriti Sesamo: avrete indovinato come si chiamerà, dal 2014, la più odiosa scelta fiscale in arrivo, che è quella del “vincere facile” per lo Stato. Vale a dire del colpire gli immobili che, come rivela la parola stessa, stanno lì, fermi fermi in attesa d’essere censiti e presi di mira. Con l’assicurata eccezione della prima casa, che dopo la corsa a ostacoli fra Ici e Imu dovrebbe essere lasciata fuori dalla lista dei tributi, cioè finalmente e definitivamente in pace.

Per il conforto di otto italiani su dieci, tanto alta risulta la percentuale di possessori di un tetto per sé e per la propria famiglia. Sempre cittadini paganti essi sono, ma non più per la prima casa. Purché non sia “casa di lusso”, anche se il concetto del lusso è stravagante almeno quanto quello del nomignolo -Iuc- appena da Lorsignori battezzato. Ma, si sa, al cuor e all’esenzione non si comanda.

Dunque, impariamo a conoscerla subito la Iuc – imposta unica comunale – che presto sarà tra noi. La fervida fantasia dei legislatori ha partorito l’ultima e impegnativa sigla, peraltro destinata a conglobare la Tasi (tassa sui servizi) e la Tari, l’imposta sui rifiuti. Ma evitate di chiedere che cosa in concreto significhi, e che cosa corrisponda in termini di denaro all’una o all’altra, ché in questo momento di legge di stabilità e di fiducia instabile nemmeno Loro, gli elucubranti della maggioranza e del governo, bene ancora lo sanno. Sanno solo che il bambino si chiamerà Iuc. E che comincerà a reclamare il biberon immediatamente, come d’altronde esige il tempo della crisi: inventare ogni strada e ogni toponimo pur di incamerare soldi, è il loro ingrato mestiere.

Ma ai maghi dell’Iuc, a parte il suono che suona non di tassa, ma di tosse, da brutto raffreddore, bisognerebbe fare almeno un paio di domande. Posto che la “casa, dolce casa” è il bene primario dell’ancora risparmiatore popolo italiano, non sarebbe l’ora di affrontare la materia una volta per tutte e con duratura serietà, anziché montarla e rismontarla di mese in mese e di governo in governo? E poi: se proprio volete che i cittadini s’affezionino all’idea che con le loro imposte rimetteranno l’Italia in cammino, non sarebbe il caso di evitare nomi-beffa, come quelli del “Tasi” che molto poco ispirano gli italiani già largamente tartassati?

Fra lo scomodare l’Accademia della Crusca e l’ennesima trovata Iuc, esisterà pure una via di mezzo politica e semantica per dare il senso del sacrificio compiuto, dell’equità con cui viene preteso, della lungimiranza con cui viene richiesto. Tasse giuste e mai ridicole: è chiedere troppo?

f.guiglia@tiscali.it

Iuc, ovvero Imposta unica delle complicazioni

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