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Germania e Stati Uniti sono ai ferri corti, ma il Datagate potrebbe essere solo il paravento dietro il quale si nasconde un braccio di ferro economico ormai giunto allo scoperto.

Ad alimentare quello che è più di un dubbio, per molti osservatori, è il reciproco scambio di accuse e rivendicazioni che salgono di tono e quantità man mano che le rivelazioni trafugate dalla talpa Edward Snowden riempiono le cronache della stampa mondiale.

L’OFFENSIVA AMERICANA
Dopo l’ondata di indignazione seguita alla notizia che il cellulare della cancelliera Angela Merkel  sarebbe stato intercettato dal Grande orecchio Usa – reazione che un editoriale del Guardian riconduce a un gap culturale tra America e Vecchio Continente – da Washington è giunta una doppia offensiva, prima con l’accusa di ipocrisia (dal direttore della National Intelligence James Clapper), poi con la critica (nel rapporto semestrale del Tesoro) che le politiche economiche di Berlino, centrate su esportazioni ed austerity per i Paesi euro, frenerebbero la ripresa europea.

IL NODO DELLA PRIVACY
Appunti interessati, quelli della Casa Bianca, dal momento che la stagnazione di una parte consistente dell’Europa consente alla Germania di contrastare la svalutazione del dollaro, che è indispensabile all’America per scaricare il peso del suo debito, detenuto per metà dalle banche asiatiche. Ma che hanno dato alla cancelliera tedesca l’occasione per porre come centrale la questione della privacy nei rapporti transatlantici, come spiega il Financial Times.

LA STRATEGIA DI BERLINO
Per fare ciò, Merkel non si è premurata solo di rappresentare un folto numero di capi di Stato e di Governo che presenteranno una risoluzione all’Onu per chiedere maggiore tutela dei dati personali, ma ha chiesto che la privacy dei cittadini del Vecchio Continente venga blindata da un accordo da raggiungere nell’ambito dei negoziati per la costituzione dell’area di libero scambio Usa-Europa, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip).

LE IRE DI BRUXELLES
L’idea tedesca – svela il quotidiano della City – ha preso in contropiede Bruxelles. Solo una settimana fa, infatti il commissario europeo per la Giustizia Viviane Reding aveva assicurato che la questione della privacy sarebbe stata tenuta fuori dalla discussione del Ttip e, inoltre, perché nell’ultimo summit tenuto dai leader del Vecchio Continente la Germania aveva detto chiaramente di non voler discutere un accordo bilaterale sul tema con gli Usa.

IL SALTO IN AVANTI
In realtà Merkel sembra muoversi esattamente nella direzione opposta: da un lato cercando di entrare nell’orbita del Five Eyes Network, il “cerchio magico” dello spionaggio Usa; dall’altro puntando a far inserire nel Ttip la tutela dei segreti industriali. Tutto questo però, vista la netta contrarietà di Washington – come racconta un report di EurActiv – potrebbe avere l’effetto di far regredire ulteriormente la definizione dell’accordo tra Usa ed Europa, producendo l’effetto dirompente di “un elefante in una stanza“.

Datagate, cosa si nasconde dietro le tensioni fra Usa e Germania

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