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Perché in Italia ci sono poche startup? Dove si crea il corto circuito tra ricerca e impresa che impedisce l’innovazione? L’Agenda Digitale è uno strumento utile per sanare questa situazione?

Per Andrea Rangone, responsabile Osservatorio Startup Politecnico di Milano, la risposta è chiara: l’Agenda è il giusto pungolo, soprattutto perché coordinata a livello europeo, per risvegliare in Italia quella cultura d’impresa che ci apparteneva nei decenni passati, ma che si è persa.

“Negli Anni ’80 l’Italia era la quinta potenza industriale per prodotto interno lordo. Questo risultato è stato ottenuto grazie a un fervido tessuto micro-imprenditoriale, a persone che hanno saputo creare attività redditizie e inventare prodotti che hanno conquistato il mondo”, dice Rangone. “Oggi molti giovani non aspirano a diventare imprenditori. Vogliono essere consulenti o top manager, ma in aziende create e gestite da altri. La cultura del fare impresa si è persa”.

Il primo passo per recuperarla è dunque un “ritorno al passato”, ma anche “un aggiornamento della nostra imprenditorialità tramite l’alta tecnologia. La cultura di una volta con la tecnologia dei nostri tempi ci può riportare alla crescita”, afferma Rangone.

Insomma, a chi dice che è un problema di soldi o di venture capital, il professore del Politecnico ribatte che è una questione innanzitutto di cultura. E di volontà politica: per questo l’Agenda digitale serve: “Porta per la prima volta l’innovazione digitale all’attenzione di chi prende le decisioni per il sistema-Paese”, sottolinea Rangone. “Il collegamento con quanto viene fatto in Europa ci costringe ad allinearci, a far evolvere il nostro modo di fare. Per questo mi sembra ottima anche l’idea del Digital Compact avanzata dal presidente di Confindustria Digitale Parisi”.

Rangone ha partecipato oggi alla tavola rotonda su Innovazione e Start up all’interno del convegno di Confindustria Digitale “II Italian Digital Agenda Annual Forum” al quale il presidente Stefano Parisi ha indicato che “gli Stati membri hanno una grande opportunità al prossimo Consiglio europeo del 24 ottobre sulla Internet economy: trasformare gli obiettivi dell’Agenda Digitale in Digital Compact, un impegno vincolante per tutti i Paesi dell’Ue”.

Intanto al Politecnico di Milano si cerca di chiudere il gap tra innovazione e impresa portando nelle aule imprenditori che già hanno fatto il salto per raccontare best practice, mentre le idee migliori diventano startup grazie ai fondi messi a disposizione dall’incubatore del Politecnico PoliHub: “C’è un collegamento immediato dall’idea che nasce sui banchi dell’Università alla creazione dell’impresa”, nota Rangone. “Fondamentale anche far incontrare le startup con le grandi imprese, che spesso nelle startup trovano uno strumento prezioso per fare innovazione continua”. Con la loro struttura snella, infatti, dove la creatività si può esprimere senza vincoli, le startup possono e devono essere al centro dell’attenzione non solo della politica ma anche delle grandi aziende che nelle idee nuove fondano la capacità di restare competitive.

Agenda digitale e start-up. La ricetta di Rangone (Politecnico di Milano)

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