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Quattro tomi da cento pagine cadauno: è racchiuso in quelle cartelle il passaggio di testimone alla guida dell’Internazionale di Milano. Ma analizzando a freddo l’operazione conclusa da Cleary&Gottlieb per Moratti e Jones Day per il magnate indonesiano, viene da chiedersi quale sia stato il vantaggio per chi, dopo 18 anni al timone della squadra e circa un miliardo di euro spesi, oggi ha scritto una nuova pagina di storia per uno dei club più noti nel mondo. E se Massimo Moratti avesse ceduto il 70% dell’Inter per assicurarle un futuro più che per incassare quei trecento milioni da Erik Thohir?

Primi passi
L’innamoramento per Thohir, quindi i primi contatti, sono ascrivibili a Ernesto Paolillo, fino a pochi mesi fa amministratore delegato dell’Inter, dopo essere stato presidente dello Spezia e aver ricoperto una serie di altre prestigiose cariche (direttore generale della Banca Popolare di Milano, vicepresidente della Banca Akros, presidente del Finetwork – Financial Network srl, presidente onorario del Forex Club, Consigliere di Fiera Milano SpA, della SEA dell’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa, della Fondazione Pier Lombardo e della Fondazione Emergency). Fu a seguito di una tournée in Indonesia cui prese parte lo stesso Paolillo che venne prospettata al Presidente Moratti l’opportunità di prestare “ascolto” al bacino Pacifico del mondo come potenziale nuovo partner societario. E nella consapevolezza che il baricentro commerciale del pianeta si è ormai spostato marcatamente ad Oriente.

Regia
I termini dell’operazione, in embrione da un anno ma conclusasi solo 48 ore fa, parlano di circa 300 miliardi che Thohir ha investito per rilevare il 70% delle quote societarie. Lasciando quindi il 30% a Moratti. Ma se inizialmente si pensava che il vecchio presidente intendesse incassare materialmente gran parte di quella cifra, nelle ultime settimane, in concomitanza con gli scambi di bozze che i due grandi studi legali hanno effettuato e che sono giunti al signing in quel di Parigi, sono emersi altri dettagli che fanno mutare il corso stesso dell’operazione. I denari di Thohir serviranno in gran parte a colmare il debito che affligge l’Inter, per via di un decennio e mezzo di acquisti sì significativi come Ronaldo o Ibrahimovic ma anche di atleti dal dubbio spessore come Vampeta o Quaresma, pagati a peso d’oro. Ma, ed è l’elemento innovativo, della fetta spettante a Moratti, quest’ultimo ha scelto di incassarne solo una minima parte, lasciando il grosso in pancia alla società.

Futuro
Parola l’ordine futuro. Moratti starebbe immaginando di guadagnare di meno dall’operazione con Thohir pur di utilizzare quei denari per ripianare l’attuale passività nel maggior numero possibile di milioni. Anche perché in questo caso, quel 30% di quote che rimarrà ai Moratti, in prospettiva acquisterà maggior valore proprio perché di una società più sana rispetto a quella di oggi. Insomma, una mossa dove per una volta il cuore, che fino ad oggi Moratti ha utilizzato come metro gestionale, non c’entra nulla con l’alta ingegneria finanziaria che è stata il vero fil rouge del passaggio di testimone.

twitter@FDepalo

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