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Fiducia piena o lascio. La difesa del Guardasigilli, Annamaria Cancellieri, intervenuta in Senato per riferire sulle sue pressioni per la scarcerazione di Giulia Ligresti, si poggia essenzialmente su questo principio. E annuncia: “Non esiterò a fare un passo indietro se dal confronto di oggi dovessi avvertire che è venuta meno la stima istituzionale su cui ritengo che debbano poggiarsi le basi del mio mandato ministeriale”.

La ricostruzione
Cancellieri annuncia una “ricostruzione precisa” dei fatti, per permettere a cittadini e istituzioni di avere un’opinione “obiettiva” sul caso che l’ha riguardata. Si difende dicendo di non aver mai sollecitato “nei confronti di organi competenti la scarcerazione di Giulia Ligresti e non ho mai indotto altri ad agire in tal senso”. La scarcerazione, precisa, “non è avvenuta a seguito o per effetto di una mia ingerenza, ma per indipendente decisione della magistratura torinese”. Ammette che non tutti i detenuti possono godere di un contatto diretto con il Guardasigilli, ma osserva che “nessuno più di me avverte questa disparità di condizioni”, certificando come sia difficile essere vicini a tutti. “Ogni vita che si spegne in detenzione è una sconfitta per lo Stato e per il sistema carcerario – evidenzia – Io ne sento il peso e per questo ho dedicato parte rilevante mio impegno al problema carcere”.

Fascicolo
Entrando nel merito della questione, assicura che “tutte le risultanze contenute nel fascicolo giudiziario di Giulia Ligresti testimoniano in modo univoco e incontrovertibile” che la scarcerazione della donna è avvenuta senza ingerenze. Inoltre sarebbe “arbitrario e destituito di ogni fondamento” ricondurre alla sua intromissione la scarcerazione della donna. Poi precisa che a proposito della conversazione telefonica con Gabriella Fragni “esprimevo un sentimento di vicinanza e mi rendo conto che qualche espressione possa aver ingenerato dubbi, mi dispiace e mi rammarico di avere fatto prevalere i miei sentimenti sul distacco che il ruolo del ministro mi dovevano imporre”, ma “mai ho derogato dal mio dovere”.

Fiducia
Per cui valuta “la fiducia del Parlamento decisiva per il prosieguo del mio mandato”: se, dunque, “capisco che è venuta meno o si è incrinata la stima istituzionale su cui deve fondarsi il mandato ministeriale”, allora “non voglio essere d’intralcio e pertanto non esiterò a fare un passo indietro”.

Il ruolo del figlio
Dice che suo figlio, Piergiorgio Peluso, “è stato indebitamente”coinvolto. Sottolineando che quando il figlio è entrato in Fonsai nel maggio 2011, lei stessa in quel periodo aveva cessato dalle funzioni di commissario straordinario di Bologna “ed ero una tranquilla signora che mai avrebbe pensato di diventare ministro”.

Dap
Rammenta che le segnalazioni possono arrivare in “qualunque modo”, ovvero dal carcere e dall’esterno, dal Dap o da familiari, associazioni e singoli parlamentari: “Spesso di queste segnalazioni – precisa il ministro – mi faccio carico personalmente in un colloquio quotidiano con l’amministrazione penitenziaria”.

Le reazioni
Lega Nord e Cinque stelle si schierano per le dimissioni del ministro Secondo il capogruppo del Carroccio al Senato Massimo Bitonci “è gravissimo che lei si sia impegnata come ministro a far qualcosa, le chiediamo un passo indietro per ridare trasparenza a tutte le istituzioni”. Rincara la dose il grillino Alberto Airola che si chiede: “Può un ministro della Giustizia, la Dea bendata, mettersi a disposizione di un’intera famiglia per cui ha lavorato anche suo figlio? Per noi non può e ciò rivela che c’è un tessuto di potere in Italia che è un intreccio che andrebbe definitivamente bonificato”. Sel affonda ma senza chiedere la testa della Cancellieri e le rinfaccia “un atto non alla luce del sole, ma una telefonata nel classico stile intervento dall’alto”.

Maggioranza catenaccio
Fa catenaccio intorno al ministro invece la maggioranza di governo. Il capogruppo piddì Luigi Zanda osserva: “Signor ministro, le sono sempre state riconosciute competenza, senso dello stato e correttezza professionale. Le dico tutto questo, perché ciascuno di noi ha diritto di vedere riconosciute le proprie azioni nel quadro di quel che ha fatto di buono nella propria vita. Convengo sul suo rammarico per la telefonata alla signora Gabriella Fragni. Ho ascoltato con piacere le sue parole, il suo rammarico per non aver usato il distacco necessario”. In precedenza il vicepremier Angelino Alfano aveva invitato “calorosamente e convintamente il ministro Cancellieri a rimanere a fare il ministro della Giustizia come lo sta facendo: da parte nostra c’è il massimo sostegno e il Ministro è una persona per bene”. Il segretario piddì Gugliemlmo Epifani commenta: “Abbiamo ascoltato il ministro, e guardando l’esposizione dei fatti e gli atti abbiamo confermato la fiducia: non ci sono stati interventi fuori dalla sua responsabilità”.

 

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