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Ha iniziato il 2013 da perdente, lo sta finendo da vincitore indiscusso. Il 2013 di Matteo Renzi dovrebbe essere inserito come esempio nei manuali motivazionali. Se alla fine dello scorso anno, il sindaco di Firenze ha pronunciato un memorabile discorso della sconfitta all’epoca delle primarie perse con Pier Luigi Bersani, quest’anno Renzi va in onda nella veste di nuovo segretario del Pd.

Certo, complice l’insuccesso elettorale del suo predecessore Bersani, Renzi ha saputo gradualmente conquistare il cuore di un partito che tendeva a considerarlo “corpo estraneo”. Tenendosi ben alla larga dai pasticci post-elezioni del Pd, dall’accordo impossibile con il M5S ai 101 traditori di Romano Prodi al Quirinale, il “rottamatore” ha capito che per arrivare al suo vero obiettivo, Palazzo Chigi, doveva passare per Largo del Nazareno.

Per farlo, ha virato il suo messaggio a sinistra, ha battuto palmo a palmo le feste democratiche, ha fatto salire sul suo carro rottamati eccellenti. Nel generale clima di sfiducia verso la politica, sempre più persone sono arrivate alla considerazione che “o ce la fa lui, o non ce la fa più nessuno”, affidandogli il loro voto. Il risultato è stata l’incoronazione alla segreteria del Pd con tre milioni di votanti e quasi il 70% delle preferenze.

Ora il suo programma è molto ambizioso e chiama in causa direttamente il governo Letta. Riforme istituzionali, del lavoro, elettorale da fare in tempi strettissimi. Renzi ce la farà a cambiare verso all’Italia? È questa la vera sfida per il 2014 di Matteo. E la vera scommessa che lo incoronerà una volta per tutte vincitore o perdente.

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