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Values, first. Parte dai valori, dallo stabilire chi siamo e dove vogliamo andare ogni buona campagna politica social. È questo il segreto del successo di Barack Obama, secondo due dei suoi guru della comunicazione, Michael Slaby, chief integration and innovation officer, e Betsy Hoover, director of digital organizing, di Obama for America 2012.

In Italia per una settimana full immersion tra incontri in giro per l’Italia, i due esperti di comunicazione hanno tenuto stamattina all’ambasciata Usa un workshop sulla costruzione del consenso attraverso web e social media dal titolo “From Obama to the future” a cui Formiche.net ha potuto partecipare.

La progettazione di una campagna, come detto, inizia individuando i valori e la missione. Elementi che vanno declinati nei vari canali ma devono restare coerenti. Il perché Slaby lo dimostra ricordando il famoso incontro riservato dell’ex sfidante di Obama, Mitt Romney, in cui l’esponente repubblicano ha rivelato di non essere interessato al 47% degli elettori americani. Una esternazione confidenziale ma che, complice il video di un cameriere, ha fatto il giro della rete.

Ridurre le barriere di ingresso, attivare la “comunità”, ascoltare, andare oltre la prima cerchia di contatti, raggiungere le persone che hanno influenza sugli altri, raccontare grandi storie sono le sei direttrici su cui muoversi,  spiega Hoover. Bisogna seguire la cosiddetta “scala dell’impegno” con le persone cioè chiedere di compiere azioni che per loro sono facili, una cosa per volta man mano che la confidenza aumenta. Considerare la comunità un insieme di persone prima che dati. Ascoltare, soprattutto le critiche che non vanno considerate cose negative ma “opportunità” per fare cambiare idea. E anche se non si riesce, il dialogo costruttivo con chi ci critica sarà seguito da altri che potranno farsi a loro volto un’idea su di noi. Sempre ricercando un equilibrio tra essere iper-reattivi e quindi distrarsi e staccarsi troppo.

La più grande sfida della campagna di Obama nel 2012? La velocità delle risposte a cui i social network, soprattutto Twitter, hanno portato, ammette Slaby. Essere rapidi nel reagire diventa fondamentale, anche se per una grande organizzazione risulta difficile. Ma avere chiara la propria identità lo rende più facile.

Ci sono nuove sfide tecnologiche che interrogano  gli esperti in questo campo. Tra di esse, elenca Slaby, c’è l’organizzazione “proximity-based”. Ora è possibile sapere dove sono le persone in tempo reale e questo apre nuove potenzialità alla comunicazione. Una comunicazione sempre più personalizzata per esempio con spot mirati sul web. E poi, e poi… la realtà mirata con Google glass, il dibattito sulla “trasparenza radicale”… una spruzzata di innovazione ed energia quella sparsa in via Veneto da Slaby e Hoover, quasi fantascientifica per la politica italiana. Prendere appunti, please.

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A lezione dai guru di Obama

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