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Caro direttore,

due piccole notizie di questi giorni rischiano di passare inosservate nel trambusto prenatalizio.

La prima: l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera,  ha deciso di investire in Club Investimenti, una tra le diverse iniziative del mondo start-up che stanno muovendosi sulla scena italiana. Di Passera è nota da tempo la curiosità per il mondo dell’innovazione, antico pallino dei tempi in Olivetti – quando per conto di De Benedetti andava spesso in California – rinvigorito dalla recente esperienza come titolare del ministero di Via Veneto. Una passione davvero bruciante, al punto da indurlo a investire prima del termine dell’anno sabbatico che tutti gli ex ministri devono osservare dopo la cessazione dell’incarico istituzionale. Come emerge ad esempio da una intervista a Milano Finanza  di agosto, il sabbatico di Passera scadrà solo nel maggio del 2014. Si tratta di un anticipo, dunque, e non è ancora noto se la cosa abbia avuto un “via libera” dall’Antitrust.

Passera, dunque, non ha resistito alla tentazione delle start-up. Difficile, viste le evidenti ambizioni politiche, che non abbia ponderato anche i rischi reputazionali di questa mossa. Probabilmente, si sarà detto, le start up sono quanto di più lontano dalle manovre di palazzo ci si possa immaginare. Può darsi, resta il fatto che a vergare le norme che danno un notevole aiuto agli incubatori e alla filiera di investimento era stato proprio Passera nella sua veste di ministro. Inoltre l’investimento in Club investimenti è avvenuto insieme ad altri membri della task force che lavorò su quelle regole (come Riccardo Donadon di H-Farm).

La seconda notizia è che a fremere è una parte dell’entourage di Passera, tanto è vero che anche Riccardo Monti di Bcg ha acquisito una quota in Club Investimenti, come si rileva dalle cronache. Scelta diversa per Leonardo Senni, l’ex McKinsey boy scelto da Passera come Direttore Generale dell’Energia al Dicastero di Via Veneto. E’ di queste ore, infatti, la notizia che Senni ha firmato come amministratore delegato di Ariston Thermo, come si legge sul sito della stessa  Ariston. Una mossa singolare per una persona che in brevissimo tempo sceglie di guidare un soggetto a cui gli incentivi all’efficienza energetica – curati dal Ministero dello Sviluppo Economico – evidentemente interessano.

E’ legittima la constatazione che Passera e una parte del entourage abbiano scelto di tornare al privato – in forme e modi diversi – perché l’orizzonte delle loro opportunità in politica e nelle istituzioni si fa sempre più fosco. Passera con buona pace del Corriere della Sera non gode di sufficiente popolarità per stupire alle prossime europee, e non pare particolarmente apprezzato da una parte della stampa straniera (chiedere a Guy Dinmore del Financial Times o alle redazioni milanesi di Bloomberg per un assaggio…).

La passione impolitica di Passera e passerotti per le start up

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