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“Non mi risultano impegni segreti assunti dal Quirinale dopo la rielezione”. Le parole dell’alfaniano (ma pare che l’epiteto non riscuota moltissimi consensi tra la vecchi guardia) Fabrizio Cicchitto rappresentano non l’ennesima polemica tra due gruppi che hanno deciso di dirsi addio (Nuovo Centrodestra e Forza Italia). Quanto il codice per decrittare le mappe politiche srotolate in bell’evidenza sul tavolo: ovvero dove hanno puntato i due centrodestra in questi delicatissimi mesi che condurranno al semestre di presidenza Ue italiano; con al centro il rischio di urne anticipate, le elezioni europee e la sensazione che più di qualcosa cambierà.

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SMANIA FORZISTA
Dalla nuova Imu alla legge di stabilità passando per gli attacchi a Napolitano e alle manifestazioni in cantiere pro Berlusconi decadente: la smania elettoralistica di Forza Italia appare sempre più evidente rispetto al profilo istituzionale e governativo del nuovo centrodestra di Alfano, che ha proprio in quella direttrice la sua azione presente. Ragion per cui non potranno che essere calibrate su obiettivi differenti e peculiari tutte le mosse da qui ai prossimi tre mesi. Per non rischiare di trovarsi con il cerino in mano quando si andrà a votare, ammette un senatore rimasto sotto l’ala di San Lorenzo in Lucina. Passaggio su cui Berlusconi in persona ha fissato le lancette al 2014, nonostante il prossimo sia l’anno in cui l’Italia assume la presidenza di turno dell’Ue ed eventuali urne non sarebbero nel novero delle vicende auspicabili, soprattutto dal Colle.

STRATEGIA BARRICADERA
Parola d’ordine “differenziazione”, praticamente su tutto. Dall’Imu alla legge di stabilità, dai rapporti turbolenti con il Quirinale alla lotta sic et simpliciter al governo delle larghe intese, fino ad un sottile fil rouge che accomuna il Cavaliere ad alcune battaglie di Beppe Grillo. Forza Italia e Nuovo Centrodestra marciano su tratturi impervi e diversi. I primi in aperta lotta contro l’Imu, come da un biennio a questa parte e sferrano una dura critica proprio al cuore dell’azione governativa: la legge di stabilità. I secondi confortati dal mantra della stabilità, dell’appoggio incondizionato al governo Letta e sempre con la prospettiva centrista-popolare in agguato. Ma con il dubbio, come ammette un esponente ex aenne transitato nel Pdl e ora “incollato” a Fi, che “noi non c’entriamo nulla con Verdini, Capezzone e Bondi”. Ma tant’è. E le sfumature ideologiche in questa fase rappresentano davvero l’ultimo problema.

I RAPPORTI CON IL COLLE
E’ lo stesso Cicchitto intervistato dalla Stampa a chiarire un po’ meglio i passaggi del turbolente rapporto Quirinale-Palazzo Grazioli. Quando rileva che “Napolitano ha ricevuto Berlusconi anche dopo la condanna: è un segnale di riconoscimento politico” mira a svilire quella frenesia comunicativa anche da parte dei cosiddetti lealisti che secondo gli alfaniani sono i principali responsabili della frattura. Aggiunge che “non c’era un’ostilità pregiudiziale del Colle a una richiesta di grazia presentata dai figli”, elemento che però si presta ad un’altra lettura, dal momento che proprio il Colle è un argomento che fa infuriare il Cavaliere più di ogni altra cosa. Non a caso in occasione di vertici serali post conferenza stampa, lo stesso Berlusconi avrebbe ripreso a definire “errore” la rielezione di Napolitano.

ALLE URNE, ALLE URNE
Ecco che allora, accanto al richiamo di piazza più volte invocato dal Cavaliere e tradotto già in sms di richiamo a tutti i gruppi regionali, si apre il vero cuore della battaglia: le elezioni. Nuovi sondaggi della fidata Ghisleri accrediterebbero Fi quasi al 20%, con un 4% agli alfaniani, mentre altre rilevazioni come l’Ipsos di Pagnoncelli o l’Istituto Ferrari Nasi & Associati individuano una base di partenza per gli alfaniani tra il 7 e il 10%. Contribuendo a rafforzare la cosiddetta tecnica del pallottoliere, che vuole il nuovo centrodestra post strappi (composto da Fi, Ncd, Fdi, Movimentoxan e Lega) in vantaggio di almeno tre punti rispetto all’intero centrosinistra che, se da un lato sconta positivamente il fattore Renzi, dall’altro fa i conti con i calo di Sel dopo la telefonata-Ilva di Vendola e una mancata organizzazione degli altri micropartiti a sinistra.

INCOGNITA STABILITA’
Ma il punto è un altro, osserva una fonte vicina agli alfaniani: perché non conterà di qui a novanta giorni quanti voti potrebbe attirare in più il nuovo centrodestra a quattro punte, bensì il fatto che nel 2014 non si voterà. Perché era questa la condicio sine qua non del secondo mandato di Giorgio Napolitano: accettata, in un drammatico pomeriggio dell’aprile scorso, da tutti i suoi elettori.

twitter@FDepalo

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