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A due mesi dal golpe militare contro il presidente Mohamed Morsi, le nuove autorità dell’Egitto continuano la loro campagna di contrasto nei confronti dei Fratelli Musulmani. Anche se l’attenzione internazionale si è spostata in Siria, la situazione sulle rive del Nilo è tutt’altro che normalizzata.

Nonostante il coprifuoco sia stato accorciato e ora gli egiziani possano uscire liberamente fino alle ore 23, il controllo da parte di esercito e Polizia sulla vita dei cittadini è assoluto. L’obiettivo è limitare le manifestazioni dei gruppi islamisti e scongiurare altri focus di instabilità alimentati ad arte.

E nel risiko delle alleanze e degli interessi mediorientali si ritrovano coinvolti anche i media, attraverso il ruolo recitato nelle rispettive propagande dalle due grandi tv panarabe, la qatariota Al Jazeera, considerata vicina alla Fratellanza, e Al Arabiya, emittente saudita portavoce di interessi contrapposti.

Anche per questo un tribunale egiziano ha ordinato la “chiusura definitiva” di quattro canali di tv, tra i quali, oltre ad Al-Jazeera, Ahrar 25, una tv vicina ai Fratelli musulmani, e altre due emittenti dalla linea editoriale filo-islamica, Al Quds e Yarmuk. Il motivo ufficiale del provvedimento è stato la mancanza dei permessi necessari per trasmettere nel Paese egiziano al quale, secondo il giornale on-line al-Masry-al.Youm, va affiancata “l’assenza di un valido codice deontologico”.

I ministri del nuovo governo hanno detto che la richiesta di chiusura di Al-Jazeera è stata presentata durante il Consiglio del 15 agosto, quando l’esecutivo egiziano ha criticato apertamente l’emittente qatariota di favorire i Fratelli Musulmani, un’organizzazione “terrorista che minaccia la sicurezza nazionale”. Per questo la misura contro Al-Jazeera è considerata dall’opinione pubblica e dagli interessati come una scelta di natura politica e non burocratica.

Oltre all’oscuramento del segnale, il tribunale ha emesso un ordine di cattura contro il corrispondente Wayne Hay, il cameraman Adil Bradlow e i producer Russ Finn e Baher Mohammed.

Il sito web di Al-Jazeera sostiene che le “autorità egiziane stanno deliberatamente disturbando il suo segnale, costringendola a cambi di frequenze per consentire agli egiziani di continuare a vedere i suoi programmi”. L’emittente ha informato che esperti indipendenti hanno accertato l’origine del disturbo: siti militari rilevati al Cairo.

Perché il governo egiziano vuole spegnere Al-Jazeera

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