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Quando si parla di “fuga dei cervelli” non è facile comprendere quali e quanti effetti questa possa avere sull’Italia. Aspetti che diventano di colpo percepibili se si scopre che, al cuore di uno scandalo planetario come il Datagate, c’è la tecnologia messa a punto da un emigrante del nostro Paese, come racconta oggi il Sole 24 Ore.

GENIO PUGLIESE
Il suo nome è Antonio Nucci, è nato in Puglia 39 anni fa ed emigrato negli Usa nel 2001.
Nucci è da otto anni Chief Technology Officer di Narus, una società di software ai più sconosciuta ma i cui prodotti, all’esito di una lunga inchiesta del quotidiano di via Monte Rosa sono risultati il fulcro del programma di spionaggio elettronico della National Security Agency, o Nsa, denunciato dall’ex consulente informatico Edward Snowden.

A COSA SERVE
Il software messo a punto da Nucci risolve il problema più grande con cui ci si confronta quando ci si trova di fronte a una immensa mole di informazioni intercettate: discernere i dati utili da quelli da cestinare.

LA SQUADRA CHE FA SPIARE IL MONDO
Nucci – spiega il giornale diretto da Roberto Napoletano – non è neppure il solo italiano in questo ruolo chiave. Nei laboratori di Narus – sussidiaria della Boeing – ha infatti chiamato anche Mario Baldi, piemontese, come lui una laurea e dottorato al Politecnico di Torino. Ma non finisce qui. Il lavoro dei due ha dato vita a un rapporto di collaborazione continuata tra l’azienda californiana e l’istituto torinese.

POTENZA ECCEZIONALE
Quanto è potente il programma realizzato da Nucci e dal suo team? Basti pensare che, principalmente grazie a Narus, in 12 mesi la Nsa è in grado di monitorare oltre 250 milioni di comunicazioni online e un numero imprecisato ma probabilmente equivalente di telefonate. Un’importanza confermata anche dal Wall Street Journal in una sua inchiesta pubblicata il 20 agosto scorso.
L’unico ad aver parlato pubblicamente delle capacità delle macchine Narus – spiega il Sole 24 Ore – è stato un ex matematico/criptologo della Nsa, William Binney, secondo il quale un modello di circa 10 anni fa, il Semantic Traffic Analyzer (Sta) 6400, sarebbe stato in grado di elaborare dati al ritmo di 10 gigabits, ovvero 10 miliardi di bits, al secondo.

GRANDI POTENZIALITÀ
Quando diverse testate – compresi il WSJ e Il Sole 24 Ore – hanno provato a chiedere dettagli, o conferme sul ruolo e le potenzialità di Narus nell’azione di spionaggio dell’Nsa, l’azienda californiana ha preferito non rispondere.
Ma il quotidiano di Confindustria è riuscito a sopperire con il contenuto di un colloquio telefonico avuto anni addietro con Nucci, che si disse entusiasta di ciò che “un software come Narus può fare (con la fibra ottica)“, se “lo metti insieme con apparati che fanno le stesse cose con i satelliti… Guardando alla triangolarizzazione e alla velocità riesci a capire se un bersaglio sta camminando o si sta spostando in macchina,… o sta in aereo. È impressionante. Non c’è nulla che non si può fare“.
Una descrizione che lascia intendere che gli effetti del Datagate, presenti e futuri, siano lontani dal conoscere la parola fine.

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