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Dopo aver a lungo indugiato intorno al livello psicologico di 1.800 di S&P, ieri sera nell’ultima ora di contrattazioni Wall Street è passata in negativo, lasciando gli operatori a caccia dei catalist dell’indebolimento.

LE PAROLE DELLA FED

Si è parlato dell’ intervista di Icahn, uscita però a movimento già partito, e delle dichiarazioni del membro FED Plosser, che ha parlato dell’istituzione di un limite al Quantitative Easing. Il presidente della Fed di Filadelfia, dall’anno prossimo membro votante FOMC, è noto per la sua opposizione al QE, per cui attribuire a lui lo stallo degli indici sembra eccessivo. tanto più che il suo intervento è stato ampiamente controbilanciato da quello di Dudley, dai toni alquanto accomodanti.
In verità, più che un catalist negativo, il mercato sembra aver sofferto l’assenza di catalist positivi, una volta raggiunti i target  citati (1.800 di S&P 500 e 16.000 di Dow Jones).

WALL STREET E EUROPA AFFATICATE

I segnali di fatica di Wall Street hanno ottenuto di calmare gli entusiasmi anche in Asia, dove, dopo l’euforia per l’annuncio delle riforme decise al Plenum cinese, si è passati ad un atteggiamento più riflessivo. Discorso analogo in Europa, dove ordini all’industria italiani per settembre positivi (+1.6% da precedente +2.2%) e un indice ZEW tedesco per novembre con la componente attese ai massimi da 4 anni non sono riusciti a sovvertire un sentiment opaco fin dall’apertura.

IL PUNTO DI VISTA TEDESCO

In mattinata,  è stata la volta di Asmussen di dare voce al punto di vista tedesco sull’ “arsenale” ECB. Il membro del comitato ECB ha ribadito che la Banca Centrale Europea non ha esaurito le opzioni di politica monetaria. Ha però aggiunto che tassi troppo bassi troppo a lungo comportano dei rischi che devono essere monitorati, e che tassi di deposito negativi non sono da escludere a priori ma vanno considerati con la massima cautela.
Nulla di particolarmente nuovo ne originale, ma il tono più prudente rispetto a quello di Praet i giorni scorsi non è sfuggito agli investitori. Così a fine giornata l’equity europeo chiude sui minimi, guidato dalle borse periferiche, l’€ è in rialzo contro $ e la curva dei rendimenti europei mostra rialzi di 2/3 basis points su varie scadenze.
In assenza di dati macro di peso, la seduta US ha vissuto un clima di attesa per  la testimonianza di Bernanke alla National Economists Club a Washington, che avverrà però a mercati chiusi. La speranza dei più è che Ben metta la parola fine sulla possibilità di iniziare la rimozione dello stimolo prima di passare la mano alla Yellen, un ipotesi popolare in primavera che recentemente aveva perso parecchio seguito.

Personalmente, sono più impaziente di conoscere le retail sales e il CPI di ottobre, in pubblicazione domani. Una sorpresa significativa in particolare sul secondo dato rischia di impattare sulla tempistica del tapering assai più della testimonianza di stanotte, nella quale Ben concluderà,  come al solito, che la decisione è “data dependant”.

Giuseppe Sersale
Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr

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