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“Alla Bce siamo pronti ad agire”. I mesi passano, ma il messaggio placa-mercati del governatore Mario Draghi arriva puntuale dopo ogni Consiglio direttivo della Bce. Sforzo apprezzato, sebbene non da tutti, ma il problema, oggi, è che i mercati euforici riprendono a muoversi secondo le loro regole, sterilizzando così le strategie delle banche centrali.

Anche oggi l’Eurotower si è impegnata a mantenere i tassi inalterati al minimo storico, lo 0,50%, e ha annunciato stime al rialzo sulla crescita economica nell’eurozona per il 2013, stroncando quelle per l’anno prossimo. I rischi, geopolitici oltre che finanziari, restano infatti dietro l’angolo. Non solo. Le ultime decisioni di Francoforte, attese dagli analisti e già scontate dai mercati, provocano nuova irritazione in Germania, dove si arriva addirittura a definire il governatore un “saccheggiatore”, che ruba ai cittadini i loro risparmi per mezzo dell’inflazione provocata dalle sue politiche monetarie lassiste e che sostengono solo le “cicale” dell’eurozona.

Le stime della Bce per 2013 e 2014

La Bce ha ritoccato in meglio le previsioni sull’economia dell’area euro di quest’anno, ma ha limato quelle sul 2014: ora per il 2013 i tecnici di Francoforte stimano un meno 0,4% del Pil, mentre per il prossimo prevedono una ripresa dell’1%. Nel giugno scorso prevedevano un calo dello 0,6% sul Pil 2013 e un più 1,1% nel 2014.

Il dibattito su un nuovo taglio dei tassi

Non a caso, nella riunione di oggi al Consiglio direttivo della Bce si è discussa anche l’ipotesi di effettuare un nuovo taglio dei tassi di interesse. Le “rinnovate tensioni geopolitiche” che si registrano a livello internazionale rappresentano un rischio per le prospettive economiche, che complessivamente sull’area euro al momento appaiono “bilanciate”, ha affermato Draghi. Parallelamente, sull’inflazione potrebbero farsi sentire “shock rialzisti” delle materie prime. Ma anche su questo versante al momento il quadro appare sotto controllo, con l’inflazione moderata.

Le accuse tedesche a Draghi

Ma la linea accomodante di Draghi per la lotta alla crisi del debito, si sa, è sottoposta a dure critiche a Berlino. I politici della Cdu (Unione cristiano democratica, Christlich Demokratische Union Deutschlands) e Fdp (Partito Liberal Democratico, Freie Demokratische Partei) hanno accolto con grande preoccupazione un recente annuncio di Draghi, che si è detto pronto ad un ulteriore sostegno ai Paesi della zona euro in crisi. “La logica del presunto salvatore è chiara, quando gli ombrelli previsti dalla Bce arrivano al loro limite, Super Mario tira fuori la grande Berta (la potente e leggendaria mitragliatrice tedesca usata durante la seconda guerra mondiale)”, ha detto il responsabile finanziario del gruppo parlamentare Fdp, Frank Schaeffler, a Handelsblatt online. “Draghi non è un salvatore, ma un saccheggiatore dei cittadini”.

I consigli saggi di Weidmann

Anche Klaus-Peter Willsch della Cdu ha reagito con sorpresa alla dichiarazione di Draghi. “Un più alto tasso di inflazione è una conseguenza inevitabile di questa politica della Bce”, ha dichiarato ad Handelsblatt online. “L a dimostrazione c’è già: l’aumento dei prezzi immobiliari, il costo di terreni e foreste, di oro, di collezioni di monete, di auto d’epoca, ecc, segnalano che il balzo in termini reali è già iniziato”. E i timori più volte espressi dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann a Draghi sulle conseguenze dell’attuale politica della Bce non arrivano a caso”.

Banche centrali tra politiche monetarie accomodanti e tapering

Ma, nonostante in Germania si punti il dito contro Draghi, la politica monetaria della Bce, così come quella delle altre banche centrali nel mondo, non sembra riuscire a frenare il rialzo dei tassi sui mercati finanziari. Un fenomeno che trova le sue cause nel ritrovato ottimismo per lo stato di salute dell’economia globale e nella prospettiva di una stretta monetaria generale, linea che potrebbe essere già decisa dalla Fed con la riunione del Fomc del 17-18 settembre.

Il commento di Seminerio, curatore di Phastidio.net

“Pare quindi essere in atto un divorzio tra banche centrali e mercati – ha spiegato Mario Seminerio su Phastidio.net –. Le prime continuano a dirsi espansive ed accomodanti, e certamente lo sono avendo riguardo alla parte della curva che istituzionalmente presidiano (il brevissimo termine); i secondi ringraziano ma vendono tutto il resto, facendo salire i rendimenti e causando quindi quella stretta monetaria che le banche centrali promettono di voler rinviare a tempi migliori, di ripresa economica vera e ben radicata”, ha concluso.

draghi

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