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II pilota russo Maxim Kuzminov, che dirottò un elicottero Mi-8 e fuggì in Ucraina nell’estate del 2023, è stato ucciso il 13 febbraio scorso in un garage di Villajoyosa, in Spagna. Lo hanno confermato ai media spagnoli fonti vicine alle indagini dopo le dichiarazioni dell’intelligence militare ucraina.

Per la Guardia Civil la morte di Kuzminov è un regolamento di conti: la vittima è stata colpita da una mezza dozzina di proiettili sulla rampa del garage e, secondo alcuni testimoni, il veicolo con cui i killer sono fuggiti è passato successivamente sul suo corpo. La vettura è stata poi data alle fiamme nella vicina località di El Campello.

Reclutato dall’intelligence ucraina, Kuzminov aveva pilotato l’elicottero Mi-8 dalla regione di Kursk alla regione di Kharkiv e lì lo aveva consegnato agli ucraini. L’operazione fu ribatezzata Synytsia. Con lui c’erano altri due membri dell’equipaggio, poi uccisi perché contrari alla diserzione. Secondo quanto dichiarato dall’intelligence militare ucraina, avrebbe ricevuto l’equivalente in grivna di 500.000 dollari come ricompensa.

Dopo aver disertato, era stato messo in sicurezza da Kyiv insieme alla sua famiglia. Molto probabilmente sotto falsa identità. Ecco perché le informazioni sui documenti rivenuti sulla vittima non corrispondono a quelli di Kuzminov. Aveva scelto lui la Spagna, pare. Ma l’informazione del suo nuovo domicilio evidentemente non è rimasta riservata, come doveva.

Se l’uccisione del pilota su suolo europeo dovesse essere ricondotta a Mosca, che potrebbe essersi appoggiata su organizzazioni criminali che in quell’area non mancano, la Spagna (il cui governo tace sulla vicenda dopo una settimana, forse per la falla nel controspionaggio) e più in generale l’Unione europea si ritroverebbero a dover gestire un altro caso con Mosca. Per certi versi ancor più complicato rispetto a quello di Alexey Navalny, vittima secondo il suo team di “un omicidio pianificato” delle autorità russe e del presidente Vladimir Putin.

Sarebbe più simile al caso di Vadim Krasikov, condannato per l’omicidio di un dissidente ceceno a Berlino. È il “patriota” che Putin vorrebbe scambiare con Evan Gershkovich, giornalista del Wall Street Journal, che secondo gli Stati Uniti è ingiustamente detenuto in Russia con l’accusa di spionaggio (le autorità russe non hanno mai fornito evidenze).

Nelle ultime ore, però, il quotidiano tedesco Bild ha sostenuto che Mosca lavorava con Washington, con l’ok di Berlino, allo scambio tra Krasikov e Navalny. Ipotesi che Putin non aveva citato in quell’intervista in cui, anzi, aveva fatto esplicito riferimento al reporter con un’equazione quantomeno esagerata tra lui e il sicario. E che è stata prontamente rilanciata da chi predica prudenza sull’imputare le responsabilità della morte dell’oppositore che, dicono gli stessi, sarebbe stato più utile a Putin da vivo.

Forse, però, la fine di Navalny e quella di Kuzminov hanno un altro elemento in comune: sono la dimostrazione della spregiudicatezza del regime di Putin.

Serghey Naryshkin, capo dell’SVR (lo spionaggio russo), si è già affrettato a definire Kuzminov “un traditore e un criminale”. Lo riporta la Tass. “Sapete che in Russia è consuetudine trattare un morto o bene o in un nessun modo”, ha dichiarato secondo quanto riporta l’agenzia Tass. “Questo traditore e criminale è diventato un cadavere morale già nel momento in cui stava pianificando il suo sporco e terribile crimine”, ha aggiunto.

Pista russa dietro l’uccisione del pilota disertore? Nuova grana per l’Ue

Maxim Kuzminov, che dirottò un elicottero e lo consegnò all’Ucraina, è stato freddato in un garage in Spagna. La sua uccisione, avvenuta su suolo europeo, se ricondotta al Cremlino può rappresentare un nuovo elemento di tensione ma anche confermare la spregiudicatezza del regime di Putin. Naryshkin, capo dell’intelligence di Mosca, si è affrettato a bollarlo come “traditore e criminale”

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