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Vladimir Putin in queste ore emerge, per molti analisti, come il vincitore del braccio di ferro diplomatico con il suo omologo americano. I suoi punti di forza sono l’avere una strategia decisa per affrontare la crisi siriana e i consigli di un personaggio di peso come il ministro degli Affari esteri, Sergei Lavrov. Qualità e vantaggi che mancherebbero a Barack Obama.

In un’intervista pubblicata oggi sulla Stampa, Ian Bremmer (nella foto), fondatore e presidente di Eurasia, centro americano di studi sulla Russia, spiega il perché la Cremlino sta ottenendo un vantaggio a livello internazionale dal conflitto in Siria. La lettera pubblicata ieri sul New York Times? “Il giro della vittoria attorno al campo da gioco” per sottolineare che sta vincendo la partita siriana… rivolgendosi direttamente agli americani, “uno show, un atto di forza”, ha detto Bremmer.

I punti forti di Putin
“Putin ha anzitutto una strategia chiara che sta funzionando perché vuole mantenere Bashar al-Assad al potere a Damasco e gli sta riuscendo assai bene”, ha spiegato Bremmer.

In più, il presidente russo sembra essere l’unico leader capace di condizionare le mosse di Assad, protagonista della crisi in Siria, e conta sui consigli di un diplomatico serio ed esperto delle dinamiche delle Nazioni Unite, il ministro Lavrov. “Il migliore ministro degli Esteri del G20”, secondo Bremmer.

Le debolezze di Obama
Tutti i punti di forza di Putin appaiono amplificati, perché, per Bremmer, mancherebbero a Obama. Secondo l’analista, tra le debolezze del presidente americano c’è proprio l’assenza di un consigliere del calibro di Lavrov e la carenza di una strategia chiara per gestire la crisi in Siria. “Il risultato è stato di apparire contraddittorio, ambiguo e incerto”, ha aggiunto.

La Russia nel quadro geopolitico internazionale
Bremmer non crede che la vittoria di Putin si possa tradurre in un successo geopolitico più allargato. Non basta la bravura del leader. Nei nuovi equilibri internazionali conta la forza del proprio Paese e oggi questo vuol dire potenziale energetico. “La Russia rappresenta il vecchio modello mentre sono gli Stati Uniti, grazie a nuove tecniche di estrazione e nuovi giacimenti trovati in Nordamerica, ad avere il vento a favore”, ha spiegato, riferendosi alla rivoluzione di shale gas e shale oil.

Alleanza con i Brics?
Nonostante Putin sia riuscito a raggiungere punti di incontro con le economie emergenti sulla questione siriana, Bremmer esclude qualsiasi accordo tra i Brics a sostegno della Russia. “Sono troppo diversi tra loro: la Cina è autoritaria, mentre l’India e il Brasile sono grandi democrazie”, ha detto.

La minaccia cinese
La vera preoccupazione di Mosca è, secondo Bremmer, Pechino. “In Kazakhstan sta rubando sempre più terreno alla Russia, negli investimenti come nell’influenza politica. Si affaccia perfino in Ucraina. La Cina è il rivale più aggressivo della Russia sull’intero scacchiere euroasiatico”, ha spiegato.

Vi spiego furbizie e debolezze di Putin. L'analisi di Bremmer

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