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Complessivo ripensamento “sull’indiscriminato utilizzo degli strumenti di cosiddetta finanza di progetto (o project financing, realizzazione di opere e gestione di servizi tramite finanziamenti privati; Ndr), rispetto alle finalità istituzionali e di interesse pubblico cui dovrebbero essere destinati”, con il conseguente blocco della realizzazione di nuove opere infrastrutturali mediante l’utilizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato. Questo il contenuto della proposta di legge depositata alla Camera dal Movimento 5 stelle, che porta la firma del deputato Federico D’Incà. I due articoli della pdl modificano il decreto Sviluppo bis (varato dal Governo Monti nel 2012) e il Codice dei contratti pubblici del 2006.

Con la proposta vengono non solo bloccate le future opere finanziate con il project financing, ma anche tutti i progetti già decisi dalle Amministrazioni pubbliche. Viene inoltre stabilito che il corrispettivo per gli appalti (nei quali si tiene conto dell’equilibrio economico-finanziario del concessionario) “non possa essere superiore a quello costituito dal diritto di gestire l’opera o il servizio oggetto della concessione. Il piano economico finanziario attesta in modo esplicito il valore attualizzato dei corrispettivi riconosciuti al concessionario”.

PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO
In via sperimentale con il decreto Sviluppo bis è stato riconosciuto un credito d’imposta per nuove opere infrastrutturali realizzate con contratti di partenariato pubblico privato. Quattro i requisiti essenziali che introducono le opere all’agevolazione: devono essere di importo superiore a 500 milioni di euro e l’approvazione della relativa progettazione definitiva deve essere effettuata entro il 31 dicembre 2015. Inoltre per esse non devono essere previsti contributi pubblici a fondo perduto e deve essere accertata la non sostenibilità del piano economico finanziario.

Verificate queste condizioni, al titolare del contratto di partenariato è riconosciuto un credito di imposta a valere sull’Ires e sull’Irap generate in relazione alla costruzione e gestione dell’opera. Il credito di imposta deve essere stabilito per ciascun progetto nella misura necessaria al raggiungimento dell’equilibrio del Piano economico e finanziario e comunque entro il limite massimo del 50% del costo dell’investimento. Spetta al Cipe, con propria delibera, adottata su proposta del ministro delle Infrastrutture verificare la sostenibilità dell’investimento.

SALVAGUARDARE CASSE PUBBLICHE DA OPERE COSTRUITE A DEBITO
“La volontà del M5s – scrive D’Incà nella sua relazione al provvedimento – è di salvaguardare le casse pubbliche e di proteggere le generazioni future da innumerevoli opere costruite a debito e che ricadranno sulle loro spalle. Tra queste opere nel Veneto vi sono la Pedemontana Veneta e ancor peggio la volontà di costruire ospedali in project financing che rischiano di drenare le risorse passando di fatto da una sanità pubblica ad una privata, calpestando fondamentali diritti costituzionali alla salute”. SOR

Perché al Movimento 5 Stelle non piace il project financing

Complessivo ripensamento "sull'indiscriminato utilizzo degli strumenti di cosiddetta finanza di progetto (o project financing, realizzazione di opere e gestione di servizi tramite finanziamenti privati; Ndr), rispetto alle finalità istituzionali e di interesse pubblico cui dovrebbero essere destinati", con il conseguente blocco della realizzazione di nuove opere infrastrutturali mediante l'utilizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato. Questo il contenuto della proposta di…

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