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“Il solito gioco italiano della faziosità”. Analizza così l’ex direttore del Riformista ed editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito, la bufera che si è scatenata sul caso del giudice Esposito dopo la sua intervista al Mattino sulla sentenza Mediaset.

“Un arbitro in fuorigioco” ha definito sul Corriere della Sera il giudice Esposito: perché?
L’ho definito così perché c’è stata un’evidente violazione del dovere di riservatezza che ogni magistrato ha sui processi di cui è parte in causa. Ma soprattutto Esposito è un giudice che ha appena pubblicato quella sentenza, di cui non sono ancora state diffuse le motivazioni. È una grave violazione della deontologia professionale.

Ha scritto su twitter: “Quelli per i quali l’Italia era retta da un regime autoritario appena due anni fa, ora dicono che è la patria di Montesquieu”. Ha qualche accusa da muovere ai commentatori?
C’è un’abitudine tutta italiana a tirare la realtà dalla propria parte. Mi riferivo a tutti quelli che dubitavano dello stato di diritto nel nostro Paese fino a quando al governo c’era Berlusconi, adesso invece ne esaltano la purezza perché il Cavaliere è stato condannato: è il solito gioco italiano della faziosità. L’Italia era uno Stato di diritto prima, lo è ancora adesso nonostante tutti i suoi problemi che ha nel campo della giustizia. Insomma, se tutti evitassimo di forzare la realtà a nostro vantaggio, il dibattito pubblico sarebbe più disteso.

Ma il nodo vero di tutta questa faccenda può essere solo lo scontro ideologico tra giustizialisti e garantisti?
Direi per niente, nel senso che prima della nascita del problema Berlusconi tale scontro non esisteva. Delitti in nome della giustizia venivano commessi ugualmente, a causa del pessimo funzionamento del sistema giudiziario. Per cui veniva colpito chi poi non disponeva della potenza mediatica per far valere i propri diritti. Quindi lo definirei uno scontro che si è acceso a causa dei fatti che hanno coinvolto direttamente Silvio Berlusconi. Ma a questo punto ha anche riaperto una riflessione più attenta sulle ragioni di una riforma. Porto l’esempio dei Radicali che già una volta hanno proposto un referendum su questo tema e in queste settimane lo ripropongono. Lo scontro se fosse ideale sarebbe perfino utile, ma coniugato in modo italico si presenta con profili corporativistici o si mostra finalizzato a difendere un singolo imputato o un singolo magistrato.

Il titolo Mediaset non perde in Borsa: significa che i mercati danno Berlusconi come ago di una bilancia che pende ancora dalla propria parte?
Innanzitutto vuol dire che secondo i mercati il governo Letta non cadrà, quindi vedono una stabilità politica e certificano che l’Italia si sta avviando verso una condizione migliore portando la testa fuori dall’acqua, che però non significa automaticamente ripresa. Ma dicono che è prevista una ripresa dei consumi, tra l’altro la stessa Mediaset è una realtà molto legata al consumo ed alla pubblicità. Non dimentichiamo che un anno fa aveva raggiunto il suo minimo storico. Non c’è dubbio, inoltre, che la stabilità politica in quanto dovuta al comportamento di Berlusconi sia un elemento che favorisce l’economia, le Borse e soprattutto i titoli della scuderia del Cav.

Adesso tocca al Pd implodere dopo la sentenza?
Spero di no. Trovo veramente autolesionistico questo mormorìo, divenuto poi una vera e propria espressione con il documento di Bettini, Puppato e Civati, che vorrebbe far cadere il governo presieduto da un esponente del Pd proprio alla vigilia di una fase in cui questo esecutivo potrebbe trarre vantaggi. Sarebbe come se i democratici, pur esprimendo un premier, lo facessero cadere un attimo prima che possa iniziare a canalizzare il consenso grazie alla sua azione. Lo dico quando il ministro delle Finanze annuncia la fine della recessione. E un pezzo del Pd cosa fa? Vorrebbe aprire una crisi un attimo prima della fine ella recessione: è autolesionistico ma oserei dire anche demenziale.

Crede che il partito seguirà queste pulsioni?
Penso di no, anzi proverà a completare il programma del governo Letta soprattutto perché al Pd è chiaro, così come dovrebbe esserlo anche al Pdl, che con l’attuale legge elettorale il Presidente della Repubblica non scioglierà le Camere.

twitter@FDepalo

Il caso Esposito e il solito gioco italiano della faziosità. La versione di Polito

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