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Il Pentagono ha allo studio un piano per tagliare l’indennità di sicurezza in almeno 18 Paesi e cinque tratte marittime. Lo rivela l’Associated Press secondo cui della decisione si discuterà in settimana.

I cambiamenti riguardano Regioni che non sono considerate più così pericolose da giustificare l’idoneità di cui verrebbero privati almeno 56mila uomini e donne del personale militare, comprese le migliaia di stanza in Kuwait, snodo per le operazioni durante la guerra in Irak, o le centinaia in Giordania, Stato confinante con la Siria sconvolta dalla guerra civile.

Sullo sfondo ci sono i tagli al bilancio della Difesa nell’ambito del contenimento del deficit federale. I tagli, spiega l’AP, saranno pari a 225 dollari al mese, indipendentemente dal salario, che varia da 18mila dollari l’anno di una recluta ai 235mila dollari di un generale a quattro stelle.

A mantenere l’indennità sarebbe il personale in Afghanistan, in Iraq, in Libano, in Pakistan, nello Yemen e nel Sinai. Mentre secondo quanto scrive l’agenzia potrebbero essere depennati dalla lista, su cui sono fatte revisioni periodiche, Paesi come il Bahrein, dove staziona la Quinta flotta della Marina Usa e dove non si fermano le manifestazioni contro il governo autoritario, come anche anche l’Arabia Saudita, la Liberia, Haiti e alcune ex repubbliche sovietiche.

Appena mercoledì scorso il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, ha esortato i parlamentari a porre un freno a nuovi tagli che potrebbero avere effetti “gravi e inaccettabili”. Se non si troverà un modo per evitare quello che ormai è conosciuto come il “sequester”, il Pentagono sarà costretto a prendere misure per riasparmiare il prossimo anno 52 miliardi di dollari.

Pentagono, tagli in vista alle indennità di sicurezza

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