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All’indomani del varo del governo Letta, dopo aver assistito alle figuracce ed ai maldestri tentativi di un machiavellico Bersani, manifestai l’auspicio che lo Spirito Santo o quantomeno il buon senso potesse ispirare le decisioni dei giudici di Milano, sia per quanto riguardava il processo Mediaset, sia per quella che molti giuristi definiscono farsa del cosiddetto procedimento Ruby. Così non è stato e quello che nelle intenzioni di chi scrive voleva essere semplicemente la speranza di un cittadino qualunque è caduto nel vuoto.

Tra luci ed ombre, sono da allora trascorsi alcuni mesi con il premier Letta abile a destreggiarsi tra i vari mal di pancia degli azionisti principali della sua maggioranza e persino qualche recente flatulenza di un ex tecnico, ex opinionista del maggiore quotidiano italiano, forse anche prossimo ex presidente della Bocconi data la contestazione di alcuni docenti di quell’ateneo.

Quella che ebbi modo di definire la miglior soluzione nella peggiore delle situazioni possibili, sembrava navigare così verso i lidi d’agosto, senza avere le vele spiegate, con un andamento lento ma quantomeno prudente nell’evitare le secche.

Succede però che nell’arco di poche ore sia prima segnalato dal Corriere della Sera un possibile errore tecnico/giuridico nella sentenza d’appello del processo Mediaset. La “svista” dei giudici milanesi avrebbe potuto andare a favore del diavolo di Arcore, facendo scattare i termini di prescrizione per uno dei due reati per i quali è stato condannato anche in secondo grado, mettendo così in discussione i tempi di una sua possibile espulsione dal Senato e la sua interdizione dai pubblici uffici. Poi la Suprema Corte, chiamata a porre la parola fine sulla questione, fissa l’udienza in tempi record al 30 luglio, data certamente lecita sotto il profilo formale, ma talmente vicina per i rapidi tempi della giustizia italiana (sic!) che persino il solitamente compassato Avvocato del Diavolo si dichiara sconcertato.

Inevitabili quindi le reazioni di falchi, colombe, pitonesse ed amazzoni del partito del Diavolo, tutti uniti a proclamarsi solidali attorno al Capo. Si è passati dal citare piazzale Loreto e le monetine del Raphael (episodi che comunque rappresentano una triste  pagina nera della nostra nazione e dei quali dovremmo tutti vergognarci) per arrivare all’ipotesi Aventino con un blocco dei lavori parlamentari. Quest’ultima, mentre scrivo, sembra essere rientrata per lasciare il posto ad una pausa di riflessione degli esponenti del Pdl al fine di valutare la situazione, come del resto il vertice di maggioranza previsto per oggi, come ogni giovedì, è rinviato a domani.

Come a suo tempo auspicai il buon senso dei giudici milanesi, oggi mi ritrovo a sperare nella consapevolezza e nel senso di responsabilità del ruolo istituzionale dei parlamentari pidiellini. Non siano vittime di eccessi ed azioni che possano essere interpretati quale forma di ricatto all’esecutivo per fare pressione nei confronti della Cassazione.

Ci sono diversi motivi per evitare le barricate, ne indico due in particolare. Il primo è l’interesse supremo del Paese: non occorre ricordarne la delicatissima situazione per sostenere la necessità di avere un governo stabile: la nebbia paludosa che si potrebbe profilare in caso di nuove elezioni a breve sempre con le stesse regole delle precedenti è ancora più dannosa delle indecisioni che si possono imputare a Letta. I mercati, che vogliono certezze, non capirebbero e.. non oso e non voglio immaginare le conseguenze.

Secondo motivo: l’evidente ostinazione della giustizia nei confronti del Cavaliere, quella che alcuni definiscono persecuzione, risulta paradossalmente un corroborante per la figura di Silvio Berlusconi, un tonico per aumentare il suo già ampio consenso. Ci sono oltre dieci milioni di italiani che lo hanno votato, con buona pace dei giustizialisti dalla facile morale e di una parte della sinistra forcaiola alla quale si aggiunge un folta schiera di miracolati grillini. Ebbene, un Berlusconi “martire” fuori da palazzo ed una Berlusconi in campo con un simbolo di antica memoria e sentimento, sarebbero poi un richiamo irresistibile anche per i delusi, quelli che si sono sentiti traditi dal fallimento della sua promessa rivoluzione liberale.

Eppoi, amici del Pdl, c’è sempre il Pd che potrebbe dare una mano. Oppure, trovandosi la Cassazione nella città eterna, magari questa volta lo Spirito Santo è più vicino e non si distrae in altre faccende: chissà che  il 30 luglio non si concentri solo nelle vicissitudini di noi poveri italiani, aiutandoci.

Non ci resta che pregare …

Berlusconi? Non ci resta che pregare...

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