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Ha ufficializzato la candidatura alla guida del Partito democratico lanciando un “Manifesto contro il tatticismo, i calcoli e i trucchi” al termine del PolitiCamp a Reggio Emilia sabato scorso. Giuseppe Civati impronterà la sua corsa alle primarie di dicembre sulla “speranza di un’alleanza con Sinistra e libertà, da riportare con noi anche alla luce delle esperienze amministrative di Milano, Genova, Cagliari”, e con il Movimento Cinque Stelle. A cui si rivolge con queste parole: “Era troppo rivoluzionario quel governo del cambiamento, non lo abbiamo voluto fare e non l’ha voluto fare Grillo”.

Partito e primarie
Enunciando tesi già contenute nel suo libro “Dieci cose buone per l’Italia che la Sinistra deve fare subito”, il parlamentare democrat esorta il suo partito a non liquidare tutto ciò che ferve fuori dal Palazzo come populismo. La terza via che egli indica tra “Scilla e Cariddi, fra una partitocrazia chiusa in se stessa e movimenti privi di forza costruttiva, è un soggetto orgogliosamente di parte, capace di aprire i propri circoli e ospitare un dibattito dal basso senza rinunciare alla critica”.

Più che un’analogia con i motivi ispiratori del M5S, c’è l’impronta delle riflessioni di Fabrizio Barca, tra i più entusiasti supporter della sua campagna. Una profonda sintonia con le Cinque Stelle ma anche con Matteo Renzi – a cui lo unisce lo scetticismo-avversione per il governo di larghe intese – è l’ostilità verso i rimborsi pubblici automatici alla politica. “Fenomeno che deve essere superato stabilendo tetti di spesa e rendiconti trasparenti con il controllo della Corte dei Conti sui bilanci dei partiti”. Vivendo del contributo libero, anche ridotto e on line, delle donne e degli uomini che si riconoscono nel progetto.

Con il primo cittadino di Firenze la differenza è nel rapporto con il Partito democratico. “Matteo guarda al di là del Pd verso cui nutre fastidio: vuole forzare per raggiungere un traguardo personale conquistando i delusi del centro-destra. Mentre io voglio recuperare i delusi del Pd per dare vita a una formazione forte, organizzata, non lacerata in conventicole indefinite”. Ma tali dissensi non giustificano un “cambiamento delle regole per le primarie, che allontanerebbe un popolo di 3 milioni di persone da riavvicinare”.

Istituzioni, riforme e legalità
Rinnovare la classe dirigente richiede per Civati il limite dei tre mandati senza eccezioni e l’affrancamento della riforma elettorale dal percorso di revisione costituzionale. Coerente con l’originaria vocazione del Pd di Veltroni e con le convinzioni della componente liberal e ulivista, il deputato lombardo invoca la cancellazione di liste e listini bloccati, l’introduzione di primarie per gli aspiranti parlamentari e un meccanismo maggioritario fondato sui collegi uninominali. E oggi riconosce il “grave errore di non votare la mozione Giachetti per il ripristino del Mattarellum”.

Alle istanze portate avanti dal movimento di Grillo lo legano il richiamo al rispetto della volontà degli elettori espressa nei referendum e nelle leggi di iniziativa popolare, la necessità di una rigorosa legge sul conflitto di interessi e di misure come la decadenza e l’ineleggibilità dei condannati in via definitiva, l’anagrafe pubblica di incarichi, appalti e consulenze, l’adozione di meccanismi internazionali contro la corruzione e l’auto-riciclaggio, il ripristino del reato di falso in bilancio e una normativa seria contro il voto di scambio.

Economia, lavoro, ambiente
Il terreno su cui più forte si rivela la comunanza di prospettiva con Sinistra e Libertà e con la grande maggioranza del Pd è senza dubbio quello economico-sociale. Muovendosi in antitesi con le premesse liberali enucleate al Lingotto, il parlamentare rilancia l’idea di una patrimoniale per ridurre le tasse su lavoro e imprese. “Perché la priorità non è togliere l’Imu a chi può pagarla tranquillamente”. Poi propone un patto fiscale tra Stato e cittadino basato su lealtà, redistribuzione del peso tributario dai beni mobili agli immobili, tracciabilità dei pagamenti, limitazione dell’uso del contante. Abbandonare “l’austerità e il rigore ciechi imperanti in Europa” vuol dire per lui realizzare una spending review non lineare ma basata sull’abbattimento degli sprechi e sulla revisione delle partecipazione statali e locali. Revisione, non abolizione. Più in sintonia con le Cinque Stelle e allo stesso tempo con la sinistra liberale le sue proposte sul lavoro. Per affrontare il precariato “la strada maestra è il contratto unico legato a percorsi di formazione indicato da Tito Boeri, accompagnato da un sussidio universale e dal reddito di cittadinanza”. Fortemente orientata in senso pacifista è la promessa di “vendicare la titubanza del suo partito” sul programma F35 che Civati vuole sospendere. E ispirato da sensibilità ambientalista è il suo impegno a fermare il consumo di suolo, promuovere la green economy e le energie rinnovabili. 

Civati, quanto è a 5 Stelle e pure filo Renzi il suo programma

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