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Ormai ce lo sentiamo dire in ogni dove e non ci rassegniamo che l’Italia non sia un paese normale. Nonostante i travagli che stiamo vivendo economici, giudiziari, politici, la nostra patria vive prigioniera del suo passato, di un passato che proietta le sue ombre sul presente con tutto il suo carico di conflitti ideologici non superati.
Noi siamo convinte che ora dobbiamo occuparci del futuro escludendo tutti coloro che continuano a impegnare il proprio tempo nel tentativo di regolare i conti con un passato che non vuole passare. Questa situazione immutata da oltre vent’anni la vogliamo scardinata poiché vogliamo essere portatrici di un nuovo patto di solidarietà e sussidiarietà mutevole nel Governo come peraltro nel nostro contributo della settimana scorsa avevamo auspicato. Dal giorno dopo la rinnovata faticosa fiducia Letta 2 qualcosa comincia a vedersi su due questioni fondamentali. Femminicidio, Privatizzazioni e politica industriale.

*Sul testo arrivato in commissione sul cd femminicidio la discussione comincia a far luce sulle modifiche da apportare. Sessismo, discriminazione di genere e subordinazione della donna nel matrimonio devono diventate iscrizioni di genere sessuale fra le caratteristiche dei cittadini?La discussione verte sul perché e come serve fare norme contro il gaycidio o il femminicidio, che già l’omicidio se volontario e premeditato è previsto il massimo della pena. Le leggi già prevedono aggravanti relative ai futili motivi o all’approfittare di maggiore forza, come anche per le molestie e le minacce pregresse. Perché si sente il bisogno di specificare il sessodi vittime e carnefici?
E’ necessario non violare l’articolo 3 della Costituzione, secondo il quale siamo tutti uguali davanti alla legge .Il marito violento sarà allontanato da casa.Chi mai potrebbe pensarla diversamente? Nessuno, tant’è che è già così.Per la prevenzione della violenza le norme ci sono già, solo che non c’è la giustizia e, in queste condizioni, le leggi sono solo purtroppo grida manzoniane.
Ci si domanda : ma se un marito arreca una lesione permanente alla moglie è più grave che se la moglie arreca una lesione permanente al marito? Nel caso di violenza è un’aggravante che a usarla sia il coniuge. In effetti è moralmente più grave, perché avviene all’interno di un rapporto che dovrebbe essere affettivo, ma perché si traduce in aggravante legale, posto che litigare con il coniuge è più facile e consueto che farlo con uno che non si conosce? La radice di questa aggravante si trova in due concetti: è la donna che viene affidata al marito, passando all’altare dalle mani del padre a quelle del nuovo padrone, quindi è lei a essere doppiamente vittima, perché percossa da chi dovrebbe provvedere al suo benessere. Questa è esattamente la detestabile radice del sessismo. Picchiare una donna con la quale non si convive sarà meno grave che picchiare quella che si ha a casa? Lo trovo ridicolo, perché dovrebbe essere ugualmente grave picchiare chiunque, in quanto individuo, non in quanto parte sessuale, salvo far valere le aggravanti già esistenti, compresa quella della eventuale soggezione. Una ultima considerazione in attesa del testo definitivo: l’idea che la famiglia sia un’aggravante in sé, è figlia dell’idea che il matrimonio sia la forma preferibile e legislativamente santificata delle unioni. Una riaffermazione di tradizionalismo e mi sovviene un dubbio: la discriminazione di genere che si intende avversare con tutti i tabù che si porta dietro sarà poi contrastata efficacemente?

* Telefonica diventa padrona di Telecom, Air France si mangia Alitalia. Non è una situazione che appare improvvisamente nel panorama italiano :vero è che è una realtà vecchia che è figlia di mancata fino ad ora politica industriale che indichi la direzione di marcia del sistema-paese, salvaguardi le grandi imprese vittime di un diffuso pregiudizio anti-industriale (magistratura, media, ambientalismo ideologico) e tuteli e moltiplichi gli asset strategici di un capitalismo che una volta era senza capitali e che ora è senza imprese.Il Governo Letta 2 deve prendere a mano questa debacle poiché non possiamo continuare ad assistere al crollo italiano, dopo che il declino è passato dalla fase dell’incubazione alla sua piena manifestazione. Già negli anni novanta si avvertivamo i sintomi della decadenza e chi li notava come la scrivente guardando anche i numeri dell’accesso alla cassa integrazione e li denunciava era indicata come disfattista : ma noi non ci rassegniamo perché negli ultimi mesi è esplosa la debacle creando un capitalismo esangue, di cui porta la responsabilità l’intero paese. La politica che, per pavidità, non solo non ha combattuto il declino, ma lo ha moltiplicato;la classe imprenditoriale e manageriale top level, che ha giocato ai “poteri forti” senza rendersi conto di essere fradicia e sindacalmente connivente al ribasso;i media,cassa di risonanza di una classe dirigente priva della consapevolezza del proprio ruolo;la cosiddetta società civile, che s’è indignata di tutto meno di quello per cui ne sarebbe davvero valsa la pena.
Il caso Telecom, viene da molto lontano, la ricca multinazionale si è ridotta a società di tlc provinciale e iper-indebitata: bisogna ricordare che Prodi sbaglio’ a negare alla Stet di Pascale l’opportunità di realizzare il “piano Socrate”, cioè la cablatura ante-litteram dell’Italia, perché è lì la madre di tutti gli errori strategici. Poi Ciampi non fu da meno quando fu fatta la privatizzazione di Telecom pur di far cassa (per entrare nell’euro evitando di toccare la spesa pubblica): senza preventivamente scorporare la rete e dandola per poche lirette, che poi si squagliò di fronte all’opa dei “capitani coraggiosi”.
E D’Alema per aver permesso e caldeggiato una scalata a debito che aveva in sé tutti i germi del disastro. Così come qualcuno dei tantissimi che applaudirono un’opa che, così dissero, “finalmente faceva diventare il nostro mercato finanziario e il nostro capitalismo anglosassoni”: oggi almeno evitassero commenti saccenti.
Questo vale per Telecom come per Alitalia, per Ilva, per la Fiat che è con un piede e mezzo negli Stati Uniti, per i tanti marchi del made in Italy che sono passati sotto altre insegne, per interi settori industriali spariti, a cominciare dalla chimica. Noi ci auguriamo che diverso destino abbia Finmeccanica , che ci sia un progetto industriale intorno alle diverse filiere della manifattura civile che sono nell’unica holding di peso che in Italia gestisca tecnologie avanzate.
Noi ci auguriamo che il governo non si lasci trascinare in una discussione, tutta ideologica, sulle privatizzazioni, con gli statalisti che non ne vogliono sentir nemmeno parlare e i liberisti che contestano allo Stato anche il ruolo da playmaker, non solo quello di proprietario. Il declino drammatico in cui siamo immersi è figlio anche di questo assurdo bipolarismo. Forza dunque “facciamo ragionevolmente insieme “per il bene del nostro Paese.

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