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Voglia di Eliseo? Dopo la dimissioni dal Conseille Constitutionnelle legate (apparentemente?) alla bocciatura del suo rendiconto delle spese elettorali, l’ex presidente francese Nicolas è pronto a scendere in campo nuovamente nelle elezioni presidenziali del 2016, quando il mandato di François Hollande sarà terminato.

Lo ha scritto lui stesso sulla sua pagina Facebook, dalla quale si è detto pronto ad assumersi le sue “responsabilità”, impegnandosi “per la garanzia di un’espressione democratica e libera nel nostro paese. Vi chiedo di aiutarmi”, ha poi concluso rivolgendosi ai suoi sostenitori.

In una conversazione con Formiche.net Jean-Pierre Darnis, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e professore associato all’Università di Nizzaspiega quali saranno le prossime mosse dell’ex presidente transalpino.

Nicolas Sarkozy si dimette dal Conseille Constitutionnelle, apparentemente per la vicenda delle spese elettorali. Su Facebook ha chiesto aiuto ai suoi sostenitori e pare sia quasi tornato alla politica attiva.
Il suo ritorno in campo è molto chiacchierato in questi momenti a Parigi, secondo la stampa sta incontrando i suoi vecchi sostenitori e i responsabili della destra francese, per preparare un suo ritorno in politica in vista delle prossime elezioni. Sembra che non sia più un’ipotesi, come lui evocava in passato ogni tanto, ma il disegno si starebbe irrobustendo. Già si parla dell’imminente uscita di un suo libro, per creare un po’ di interesse mediatico: ed è certamente un trend.

Vi sono anche conferme di tipo strettamente politico?
So che avrebbe anche rifiutato la responsabilità di assumere la guida di un fondo di investimento del Qatar, per non fare attività di business e rimanere nell’arena politica. Comunque la notizia è che è tornato a ricevere molte persone, a cui pare avrebbe rivolto la fatidica domanda: “Sei con me?”. Il tutto per riprendere in mano le truppe, anche facendo leva sul fatto che tra gli attuali leader, Fillon e Copè, c’è discordia con una disputa legata alle scorse elezioni. Da questo punto di vista il panorama della destra francese appare un po’ devastato.

Potrebbe essere nuovamente un prezioso federatore?
Già una volta è stato bravo nell’intercettare i voti dell’estrema destra del Fronte Nazionale di Marie Le Pen, una questione che non è per nulla secondaria. Non sottovaluterei anche l’aspetto umano. Credo prema per tornare nell’arena politica quanto prima: è un animale politico con delle doti.

Il Consiglio però si era espresso negativamente sui suoi “conti” elettorali…
Ha fatto una verifica sulla validità dei conteggi che sarebbero dovuti essere rimborsati, dando parere negativo. Il che crea adesso una serie di piccole problematiche – non gravissime – per Sarkozy, in quanto non c’è alcuna procedura né penale né civile. È più un rischio finanziario per il suo partito. Non è quindi la fine del mondo, ma lui ha subito strumentalizzato questo episodio, dando le dimissioni dal Consiglio. Ma si tratta di dimissioni che formalmente non esistono, in quanto è membro di diritto in qualità di ex presidente. È un po’ una strategia alla Berlusconi, che da una persecuzione può estrapolare un sentimento di simpatia per far tornare l’attenzione verso di lui.

Quanto conteranno in questa fase le enormi difficoltà di François Hollande?
Non credo siano direttamente legate, anzi, c’è un aspetto che gli amici italiani potrebbero tener presente in questa storia. La presidenza della Repubblica francese fortemente personalizzata si scontra con i problemi globalizzati oltre che con quelli interni all’Ue. Ovvero i margini di manovra negoziale di un qualsiasi governo europeo oggi sono molto bassi. Per cui, così come accaduto per Sarkozy, anche Hollande in campagna elettorale ha promesso una serie di misure che poi hanno avuto un basso tasso di realizzazione.

Non ha certamente brillato in questi primi dodici mesi…
Dell’inizio di Hollande si ricorderà la legge per i matrimoni omosessuali, che è una legge di civiltà ma che non richiede spese ulteriori. Per il resto sta navigando a vista. Il sistema presidenziale francese non si mostra adeguato alle esigenze contingenti, per via di troppi tempi di attesa.

Crede che in ambito economico Sarkozy potrebbe puntare su ricette ultraliberali contro il rigore?
Lo escludo. Sarebbe un discorso estraneo alla cultura politica francese.

twitter@FDepalo

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