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Punire la pirateria ma difendere i diritti d’autore. È su questi presupposti che l’Agcom ha approvato il nuovo schema di regolamento per la tutela del copyright in Italia, presentato ufficialmente lo scorso 25 luglio. Secondo quanto annunciato dall’autorità, sono tre i pilastri su cui è stato costruito il testo: l’educazione alla legalità, la promozione dell’offerta legale e l’enforcement contro le forme di pirateria massiva (punto più importante).

Nello specifico, il provvedimento prevede che chi vuole denunciare una violazione deve prima rivolgersi al gestore della pagina web ‘incriminata’. Solo nel caso in cui la questione non si possa risolvere seguendo questo iter, ci si può rivolgere all’autorità. Nel momento in cui la violazione viene accertata, l’Agcom può ordinare la “rimozione selettiva” dei contenuti illeciti o la “disabilitazione” al loro accesso. Se il sito imputato è straniero, l’autorità chiede ai provider italiani di disabilitarne l’accesso. In generale, poi, non sono prese in considerazione le reti peer-to-peer (ad esempio eMule). Il procedimento davanti all’autorità ha, poi, una durata molto breve: tra i 10 e i 45 giorni, nel rispetto del principio del contraddittorio.

Ma, come si diceva, il regolamento non prende in considerazione solo l’aspetto della repressione delle eventuali violazioni ma prevede anche un incentivo alla diffusione e alla fruizione dei contenuti legali sul web e un progetto di “educazione alla legalità” degli utenti.

Inizialmente accolto come la nuova alba del copyright in Italia, questo ‘pacchetto’ , nelle ore successive la sua pubblicazione, è stato subissato di critiche. Del resto quello per la tutela del diritto d’autore sul web è un tira e molla continuo dai tempi di Napster: da un lato ci sono le autorità che provano ciclicamente a tirare fuori dal cilindro nuovi strumenti legislativi per contrastare la pirateria, dall’altro c’è l’onda d’urto di milioni di utenti che rivendicano il diritto di scaricare liberamente i contenuti.

A sollevare forti perplessità sul provvedimento Agcom è stato soprattutto Assoprovider-Confcommercio, l’Associazione dei Provider Italiani, che ha espresso «vivissima preoccupazione per lo schema di regolamento che finirebbe per trasformare ogni intermediario della rete in un organo di polizia giudiziaria che controlla 24 ore su 24 l’intera rete mondiale, senza che tale ordine, già peraltro ritenuto illegittimo dalla Corte di Giustizia, venga sottoposto alla verifica della Magistratura». Al centro della contestazione di Assoprovider – che non condivide molti aspetti del regolamento, a partire dalla mancanza di un “approccio condiviso” nella stesura del testo – c’è la viva preoccupazione per la nuova responsabilità ‘addossata’ agli internet provider che dovranno, ogni qualvolta sia richiesto dall’Agcom, rimuovere selettivamente interi siti, link e frammenti di opere digitali.

Insomma, per molti aspetti i conti ancora non tornano e i dubbi sull’efficacia dello schema di regolamento sono tanti. Ma di tempo per modificare la nuova normativa ce n’è, visto che i giorni di consultazione pubblica in cui Agcom dovrà recepire le segnalazioni delle parti sono ben 60. Vedremo cosa resterà di questo testo a marzo 2014, data in cui le regole diventeranno effettive.

 di Alma Pantaleo

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