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Da un lato il no parlamentare al leader dei popolari spagnoli, Alberto Nunez Feijoo, dall’altro la possibilità di governare per il premier uscente, Pedro Sanchez, che si poggia essenzialmente sul do ut des contrattato con l’esiliato Carles Puigdemont. Il puzzle spagnolo, dopo che le elezioni anticipate hanno consegnato la vittoria al Pp ma non la necessaria maggioranza con Vox, si complica ulteriormente in virtù di un gioco di specchi che potrebbe avere conseguenze non solo sulla stabilità politica interna, ma anche su partite connesse come la scalata dei sauditi a Telefonica. Nel mezzo la consapevolezza che, comunque vada, una stagione si chiude: quella di Feijoo al timone dei popolari, che potrebbe presto passare la mano a Isabel Ayuso, e quella di Sanchez che si trova tra due fuochi.

Qui Pp

Il leader conservatore è stato bocciato dal parlamento: Feijoo non sarà premier, né potrà formare un governo, aprendo così la strada al socialista in carica che tenterà di comporre una maggioranza con il sostegno dei partiti separatisti già nelle prossime tre settimane, anche se la dead line è il 27 novembre. Il dibattito popolare ruota attorno al fatto che Feijoo non sia stato capace di attrarre una fetta più larga di consenso, anche in considerazione del fatto che l’alleanza con Vox è stata osteggiata dalla campagna elettorale dei socialisti, a cui, sostengono gli stessi esponenti del Pp che puntano il dito contro Feijoo, il leader non ha saputo rispondere efficacemente. Il leader di Vox, Santiago Abascal, nel sottolineare il suo sostegno a Feijóo, ha accusato Sánchez di cercare di governare “con i criminali”.

Qui Psoe

Sanchez ha “poco margine di manovra” per rimanere al potere, sostengono gli analisti spagnoli prestando ascolto a ciò che nel partito socialista si sostiene: ovvero che il ponte lanciato all’esiliato Puigdemont possa essere più una zavorra che un trampolino di lancio. Il percorso di avvicinamento di Sanchez ai separatisti nasce almeno nel 2018, anno in cui è salito al potere a seguito della fallita spinta indipendentista della Catalogna. In quell’occasione non solo ha riaperto i canali di dialogo con i separatisti, ma ha riformato la legge spagnola sulla sedizione per ridurre le pene detentive.

Al di là di questo filo tra sinistra, Psoe e Puigdemont, spicca il dato arzigogolato della questione: Sanchez, in virtù della sconfitta alle regionali, ha indetto elezioni anticipate, che ha perso giungendo secondo, ma ora può trovarsi nella possibilità reale di tornare ad essere premier inglobando il leader separatista esiliato Puigdemont (che chiede referendum e amnistia) a cui ha offerto in cambio un salvacondotto.

Scenari

Durante il dibattito in parlamento Sanchez si è astenuto dal rispondere al discorso durissimo di Feijoo, spiega a Formiche.net Manolis Mavrommatis, giornalista greco ed ex europarlamentare del Ppe dal 2005 al 2009 oltre che consigliere speciale nel gabinetto della ex Commissaria Georgieva. “La legge ora prevede che, se il secondo partito non riuscirà arrivare alla maggioranza fino al 27 novembre, si andrà alla proclamazione di nuove elezioni il 14 gennaio 2024. Molto difficilmente Sanchez penso che ci riuscirà, perché gli estremisti catalani chiedono anche un referendum per l’amnistia: così la presidenza europea della Spagna finirà senza decisioni importanti per l’Ue in vista anche delle prossime europee. Nel mezzo, non dimentichiamo, c’è anche il Re il quale spinge per una rapida soluzione ma senza affacciarsi pubblicamente. Le previsioni ora sono caute per il futuro di qualsiasi governo, il quale dovrebbe affrontare la crisi economica, migratoria e naturalmente le elezioni europee”.

E conclude: “Il Pp si sente rafforzato dal dibattito in corso, con un governo provvisorio socialista ed un Sanchez più vicino all’uscita anche dal partito, avendo contro di sé l’intera forza socialista del passato, con in testa Felipe Gonzalez e Alfonso Guerra. Il risultato sembra scontato per le prossime elezioni, in qualsiasi momento si disputassero, dopo la posizione dei socialisti ed il loro cammino a braccetto con i catalani di sinistra. Infine Vox: l’ottima presenza al dibattito parlamentare è valsa un sostegno convinto al Ppe così sperano di tornare più forti alle urne di gennaio”.

Feijoo bocciato, Sanchez nell'angolo separatista. Chi la spunta in Spagna?

Il giornalista greco ed ex europarlamentare del Ppe Mavrommatis a Formiche.net: “La legge prevede che, se il secondo partito non riuscirà ad arrivare alla maggioranza fino al 27 novembre, si andrà alla proclamazione di nuove elezioni in gennaio. Molto difficilmente Sanchez ci riuscirà, perché gli estremisti catalani chiedono anche un referendum per l’amnistia: così la presidenza europea della Spagna finirà senza decisioni importanti per l’Ue in vista anche delle prossime europee”

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