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Nulla ci è stato risparmiato, commentava affranto Francesco Giuseppe nel crepuscolo dell’impero autroungarico. Franz Joseph non ebbe, alla fine, tutte le ragioni di lagnarsi: la morte lo raggiunse in tempo per consentirgli di non assistere alla sconfitta del 1918 e alla dissoluzione dell’Austria Ungheria. Insomma, l’aveva scampata, anche se, ovviamente, non ebbe il modo  di rallegrarsene.

A noi invece sta andando peggio.  Nulla ci è stato risparmiato, nulla ci si sta risparmiando.  L’ultima, ma solo in ordine cronologico, viene dalle parole di una persona che pure in tanti stimiamo: il ministro della Pubblica Istruzione Maria Chiara Carrozza, che nel primo giorno di scuola ha rivolto un caldo invito non a studiare, come sarebbe stato suo banale dovere, ma a… ribellarsi.

Sono abbastanza vecchio per ricordare l’antica sentenza di Nanni Balestrini: ribellarsi è giusto, ma confesso di aver provato un sia pur moderato  sconcerto nell’evocazione ribellistica certificata e vidimata dal Ministero.

Non che non ci fossero le avvisaglie del caso: nel 1996 Bossi guidò una orgogliosa  marcia lungo il Po, conclusa a Venezia con l’ammainabandiera del tricolore e con la proclamazione della Padania. Una bella camminata di seicento e rotti chilometri   scortata da polizia e carabinieri della Repubblica, che difesero la processione secessionista da  attacchi… sovversivi portati imparzialmente da anarchici e monarchici.

Per farla breve, e saltando a piè pari un quarto di secolo di follie dello stesso stampo,   più recentemente una dozzina di coraggiosi parlamentari pentastellati non trova di meglio che salire sul tetto di Montecitorio per protestare contro il Parlamento di cui fanno parte, mentre in una Commissione del Senato i giureconsulti del Pdl contestano la costituzionalità di una norma da loro stessi approvata e che potrebbero tentare di modificare con un bel disegno di legge di iniziativa parlamentare.

E tuttavia, pur con tanti precedenti significativi, la parentesi della Ministra Carrozza si segnala come un punto di non ritorno, se non altro  per lo sprezzo della logica insospettato in una personalità che, va riconosciuto, sta dimostrando indubbie qualità organizzative e una sincera volontà di restituire alla scuola la dignità calpestata dalla coppia Gelmini e Tremonti.

Difficile raccapezzarsi, però: un esponente del Governo invita alla… ribellione. La fortuna autentica della ministra  è che anche fra i giovani la logica ha lasciato il campo all’assurdo, perché se così non fosse gli studenti sarebbero fortemente tentati di dar l’assalto a Ministero da cui parte la proclamazione dello stato di guerra. Contro chi ci si dovrebbe ribellare, se non contro il potere? E qual è il potere per eccellenza, se non il governo?

Inevitabile prevedere  il diffondersi del virus fra gli altri ministri. Quello dei Trasporti potrebbe rivolgersi agli automobilisti e intimare: “scontratevi in autostrada!”; quello degli Interni andrà a Palermo e dirà ai mafiosi: “sparate, mi raccomando”, mentre  il dicastero delle Finanze potrà finalmente emanare una circolare che esorterà i contribuenti ad evadere il  fisco e il dipartimento della polizia penitenziaria saprà ben come fare per invitare i detenuti a  evadere e basta.

E se Franz Joseph si sbagliò, neanche a Mao Tse Tung andò meglio. Il leader cinese sentenziò che “la rivoluzione non è un pranzo di gala”.  Errore clamoroso, per l’Italia.  In un Paese in cui il colpo di Stato di Mussolini fu preceduto da  un viaggio in vagone letto, anche la Carrozza è ampiamente superata. La prossima rivoluzione si farà direttamente in  vagone ristorante, con vini doc e menu certificato da Carlin Petrini.

@enzocarnazza

La ribellione come pranzo di gala

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