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C’era una volta Massimo D’Alema l’auto-rottamato. Certo, la spinta era stata data dal suo nemico numero uno chiamato Matteo Renzi e dal suo tormentone sulla rottamazione. Ma l’ex presidente del Consiglio aveva annunciato di fare un passo indietro, di non candidarsi e non concorrere più da leader nell’agone politico. Una storia che in realtà sembra andare molto diversamente.

L’asse con Renzi

A cominciare proprio dal nemico numero uno, che ora non sembra più Renzi ma Pier Luigi Bersani. D’Alema ha sì dato dei consigli al giovane sindaco per migliorarsi, ma ne ha pubblicamente accettato e promosso la corsa per la segreteria del partito. Un endorsement inimmaginabile fino a pochi mesi fa. Perché?

D’Alema tra l’altro ha anche un suo di candidato per Largo del Nazareno, Gianni Cuperlo. Ma l’asse con il sindaco rottamatore, dicono le indiscrezioni giornalistiche, più che su un reale convincimento sulle possibilità del sindaco, è dettato da una logica di lotta contro un comune avversario, Bersani appunto.

I motivi della distanza con Bersani

La deludente prova elettorale, l’altrettanto deludente prova quirinalizia, l’incaponirsi sul “governo di cambiamento” e sulla leadership basata più sulla ditta che sul carisma sono tutti motivi che avrebbero portato D’Alema ad allontanarsi dall’amico Pier Luigi per guardare altrove. Tanto che nella sua recente dichiarazione, “i segretari che ho sostenuto hanno sempre vinto ma non sempre sono quelli giusti…”, in tanti hanno visto un riferimento preciso alla corsa vinta nel 2009 dallo stesso Bersani, grazie anche al forte sostegno di D’Alema.

 Il protagonismo del Leader maxìmo

Certo è che le pedine nel gioco della segreteria sembrano ancora una volta in mano sua. E l’immagine di auto-rottamato dalla scena politica poco si sposa con il suo attivismo dell’ultimo periodo: è spesso in tv, si leggono sue interviste e dichiarazioni sui giornali, fa arrabbiare il nemico di una vita, Silvio Berlusconi, invitandolo a parlare di meno, è spesso ospite di convegni e tavole rotonde.

I convegni di oggi

Oggi per esempio l’ex presidente del Copasir sarà a parlare di Europa al teatro Capranichetta in un evento organizzato dai Popolari italiani per l’Europa, l’associazione di esponenti di Udc, Pdl e Scelta Civica che poco “c’azzecca” con la sua storia. E più tardi dibatterà in veste di presidente di ItalianiEuropei di “rappresentanza ai cittadini” con Stefano Rodotà in piazza Margana.

Sì, proprio il candidato grillino al Quirinale si ritroverà al fianco di uno dei nomi più robusti circolati in quel periodo del Pd che però non è mai stato proposto ufficialmente dal suo partito (e forse ciò è stato un bene visto la fine che hanno fatto le candidature di Romano Prodi e Franco Marino).

Il Fatto Quotidiano svelò anche che D’Alema avrebbe suggerito a Bersani di uscire dallo stallo post-elettorale facendo un passo indietro e proponendo Rodotà premier. Un’indiscrezione poi smentita dalla sua portavoce. Ma che D’Alema resti il leader maximo del centrosinistra italiano questo è difficile da smentire.

Da Renzi a Rodotà, le larghe intese di D'Alema

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