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Cina
Tutto comincia dalla Cina. Hong Kong, luogo che ha ospitato Snowden dall’inizio della vicenda, ha lasciato andare l’analista a causa di un “tecnicismo” nella formulazione della richiesta di estradizione. Così, approfittando del fatto che non c’era un ordine di cattura dell’Interpol, le autorità hanno lasciato partire Snowden verso Mosca, mentre chiedevano più informazioni al governo americano. Pechino, in questa situazione, si è lavata le mani.

Russia
Anche la Russia ha evitato un confronto diretto con Washington. Ma permettendo il passaggio di Snowden senza problemi sul suo territorio ha preso una chiara posizione nella vicenda: comunque vada, non aiuterà gli Stati Uniti. Il motivo non è la lotta a favore della libera circolazione delle informazioni e la libertà di espressione (basta ricordare com’è la Russia di oggi), ma il ricordo della Guerra fredda.
Gli Stati Uniti sanno bene come sono i rapporti con la Russia di Vladimir Putin e segnano anche questo negli appunti che tireranno fuori al momento di parlare della Siria, tema importante per i due paesi.

Cuba, Venezuela ed Ecuador
La Habana e Caracas sono altre due capitali dove probabilmente farà tappa Edward Snowden. Due governi con i quali gli Stati Uniti non ha buone relazioni: con Cuba i rapporti sono quasi inesistenti e con il Venezuela sono sempre in tensione.
L’Ecuador, invece, probabile destinazione finale, vuole posizionarsi come un Paese leader nel rispetto delle libertà. E per questo ha accolto nella sua ambasciata a Londra Julian Assage. Ma in casa il governo di Rafael Correa ha non pochi problemi: proprio oggi è entrata in vigore una polemica Legge sulla comunicazione che ha messo a confronto il presidente dell’Ecuador con la stampa.

Datagate, perché Snowden rischia di scatenare una nuova Guerra fredda

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