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Di fronte ad una rinnovata e insistente “questione sociale”, la politica italiana rischia di essere sempre più in difficoltà. Certo, non mancano le risposte politiche a questa emergenza che, periodicamente, si riaffaccia alla nostra attenzione. Ma si trattano, il più delle volte, di non risposte, per dirla con molta franchezza. Perché si oscilla tra l’assistenzialismo più bieco, qualunquista e populista dei 5 stelle con la versione radicale e alto borghese del Pd; dalla sempre più impercettibile “destra sociale” di Fratelli d’Italia alla ancor troppo timida posizione di centro. Dove come ovvio, non rientra chi interpreta il centro come una sorta di rinnovato partito repubblicano o partito liberale o partito d’azione. Eppure la “questione sociale” richiede una precisa risposta politica.

E anche, e soprattutto, di tipo legislativo. Ma, per fermarsi al piano politico, non possiamo dimenticare che storicamente la “questione sociale” nel nostro paese è stata anche affrontata da una realtà politica che comunemente veniva definita come la “sinistra sociale”. La più importante e qualificata, al riguardo, era indubbiamente quella presente all’interno della Dc e che si riconosceva nelle posizioni politiche di Carlo Donat-Cattin, cioè la sinistra sociale di ispirazione cristiana e popolare di Forze Nuove. Una esperienza politica si è conclusa con la fine della Dc e che è rimasta aggrappata, poi, al percorso politico di Franco Marini e di tutti coloro che si riconoscevano nel progetto politico della sinistra sociale di Forze Nuove.

Ma, come ovvio, con minor vigore e, soprattutto, con minor caratterizzazione politica e culturale nei nuovi soggetti politici. Al contempo, non possiamo dimenticare anche la sinistra socialista e alcuni pezzi del vecchio mondo post ed ex comunista. Ma, al di là delle varie espressioni all’interno dei vari partiti e prima ancora che la sbornia populista, anti politica e qualunquista dei 5 stelle avesse il sopravvento, è indubbio che oggi è più che mai necessaria la presenza di una sinistra sociale di ispirazione cristiana nella cittadella politica contemporanea. Una sinistra sociale che ha, nuovamente, il preciso compito di rappresentare da un lato i bisogni, le istanze e le domande che emergono dai ceti popolari e dal ceto medio sempre più impoverito e, dall’altro, di saper tradurre tutto ciò in una visione politica generale. Quella che un tempo, quando esistevano ancora la politica, i partiti e le rispettive culture politiche, veniva chiamata come una “visione della società”.

Un progetto che, però, chiama in causa almeno due elementi: da un lato è necessario che la cultura cattolico popolare e cattolico sociale esca dall’anonimato di questi ultimi anni e ridiventi centrale nel dibattito politico contemporaneo e, dall’altro, che ci sia un partito che si faccia carico di questa domanda culturale, politica e programmatica. E questo sarà possibile se accanto ad una sinistra radicale, massimalista e libertaria e ad una destra ancora incerta nella sua prospettiva politica futura, emerge anche un centro credibile e soprattutto una “politica di centro” dove l’apporto della cultura popolare di ispirazione cristiana sarà, ancora una volta decisiva. Perchè le stagioni storiche scorrono rapidamente, la fasi politiche altrettanto ma i nodi politici, purtroppo, restano. E la “questione sociale” nel nostro paese è una di quelle. Come un fiume carsico periodicamente riemerge e richiede di essere affrontata con intelligenza politica, coraggio civico e coerenza culturale.

È il momento di una sinistra sociale. Scrive Merlo

Oggi è più che mai necessaria la presenza di una sinistra sociale di ispirazione cristiana nella cittadella politica contemporanea. Una sinistra sociale che ha, nuovamente, il preciso compito di rappresentare da un lato i bisogni, le istanze e le domande che emergono dai ceti popolari e dal ceto medio sempre più impoverito e, dall’altro, di saper tradurre tutto ciò in una visione politica generale

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