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Da gennaio al 21 giugno, due intere stagioni, perché il Leone delle Generali mutasse radicalmente pelle. È con il nuovo piano industriale della compagnia triestina di metà gennaio che l’amministratore delegato Mario Greco, arrivato lo scorso agosto, ha gettato le basi della sua gestione.

Ed è con la presentazione del nuovo piano di Mediobanca di venerdì 21 giugno che la controllante al 13,24% ha dettato la linea a monte, nell’azionariato del gruppo di assicurazioni, con inevitabili ripercussioni anche a valle.

Due eventi chiave che, in estrema sintesi, conducono a un cambiamento di linea epocale a Trieste: le Generali da adesso in poi graviteranno un po’ meno nell’orbita di Mediobanca, faranno soprattutto le assicurazioni, concentrandosi su aree emergenti come quella asiatica, e daranno poco peso ai “salotti buoni” che tanto buoni ormai non sono più.

Mediobanca scende al 10% e spera in un rafforzamento in Asia 

L’istituto di Piazzetta Cuccia, con la presentazione del nuovo piano industriale di venerdì 21 giugno, oltre all’uscita da Rcs e Telco, la holding controllante di Telecom Italia, ha annunciato il ridimensionamento nel “salotto” triestino del Leone, attraverso la discesa nel capitale dall’attuale 13,24% al 10% circa. La cessione del 3%, in ogni caso, prenderà il via solo quando il piano strategico delle Generali annunciato a gennaio da Greco sarà a uno stadio più avanzato. E la quota, ha spiegato l’ad di Mediobanca Alberto Nagel, non necessariamente sarà venduta sul mercato ma potrebbe anche finire in mano a un partner, “magari a un fondo sovrano, che aiuti le Generali a crescere di più in aree geografiche in forte crescita come quelle asiatiche”.

Anche Greco punta a fare l’assicuratore in Asia

La linea di Nagel appare in piena sintonia con quella dell’ad della compagnia triestina, Mario Greco, che in una intervista al Sole 24 Ore dello scorso maggio aveva fatto sapere che da adesso in poi le Generali vogliono concentrarsi sul “core business” assicurativo e puntare ancora di più sull’Asia e sui paesi extra europei, visto che già oggi il 75% dei ricavi viene dall’estero. “Le Generali – ha dichiarato Greco nel corso dell’intervista con vena polemica nei confronti della gestione passata dell’ad Giovanni Perissinotto, uscito tumultuosamente dal gruppo poco più di un anno fa – anziché concentrarsi sul mestiere che sapevano fare, ossia l’assicuratore, e quindi crescere, svilupparsi e rafforzarsi ulteriormente, hanno perso una serie di occasioni chiave”. E ora bisogna guardare fuori dall’Italia, come ad esempio verso l’Asia, “una sorta di mercato vergine”, dove ”abbiamo molte opportunità”.

Focus sulle cessioni e ok ai salotti solo in ottica di redditività

La concentrazione sull’attività assicurativa voluta da Greco passa per due mosse strategiche chiave: da una parte, la vendita di attività che non appartengono più al core business per un totale di 4 miliardi, e, dall’altra, un nuovo approccio ai “salotti finanziari”, dove l’intenzione è di restare solo in un’ottica di redditività. Due prospettive di osservazione indispensabili per guardare al futuro con ottimismo, in un momento in cui una crisi senza precedenti ha completamente scardinato il modo italiano di fare finanza dalla metà del Novecento a oggi. Non a caso, anche Mediobanca ha deciso di fondare il proprio nuovo piano industriale su mosse strategiche del tutto analoghe.

Prossima operazione attesa: la vendita di Bsi

Per quanto riguarda in particolare il capitolo “cessioni”, Greco, come da attese, si è già liberato del business assicurativo Vita statunitense e, un po’ a sorpresa, di alcune partecipazioni minoritarie del 49% nelle società messicane Seguros Banorte Generali e Pensiones Banorte Generali. Con l’operazione in Messico, Greco ha fatto sapere che Generali raggiunge “già oltre la metà del piano di cessioni”. A questo punto, gli occhi sono puntati verso la controllata svizzera Bsi, per la quale secondo il Sole 24 Ore sarebbe già sceso in campo l’istituto portoghese Banco Espírito Santo.

Ma per Bernstein le dismissioni non miglioreranno di molto il capitale

Gli analisti di Bernstein research, che proprio venerdì 21 giugno hanno diffuso un nuovo studio su Generali confermando il rating “underperform” (le azioni faranno peggio del mercato) con prezzo obiettivo a 8,6 euro, si dicono piuttosto scettici sulla possibilità che Bsi possa essere ceduta sopra il valore di libro tangibile (tangible book value), pari a 1,35 miliardi di euro, e si aspettano, piuttosto, che l’operazione si chiuda a un prezzo intorno a 1-1,2 miliardi. In ogni caso, secondo Bernstein, le cessioni non dovrebbero migliorare più di molto la situazione capitale del gruppo triestino, così come misurata dagli indicatori “economic capital” e “rating capital”, a giudizio degli analisti più affidabili per un gruppo come quello del Leone rispetto al Solvency I capital ratio. È per questo motivo che, dal punto di vista del capitale, la posizione delle Generali resta “vulnerabile” e così sarebbe anche nel caso in cui il quadro macroenomico dovesse registrare dei miglioramenti.

Generali, il Leone cambia pelle e diventa asiatico

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