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La stagione della spending review fatta con gli occhi chiusi dal governo Monti nel settore sanitario deve finire. Per riagganciare l’Italia ai Paesi leader in Europa bisogna decidere uno stop ai tagli e una migliore gestione della spesa, creando un’autorità di controllo che sia imparziale nel giudizio tra sanità pubblica e strutture private accreditate. Sono queste le priorità per la sanità italiana secondo Gabriele Pelissero, presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop), che spiega rischi e opportunità per il settore in una conversazione con Formiche.net.

I problemi da affrontare

“L’ospedalità privata – sottolinea – risente negativamente della situazione cronica del Sistema Sanitario sanitario nazionale (Ssn). I problemi sono vecchi, come quello mai risolto del ritardo dei pagamenti, e nuovi, legati agli effetti delle manovre economiche effettuate negli ultimi due anni, come la spending review decisa nel 2012. Dei tagli – dichiara – che hanno generato difficoltà nel settore riducendo la capacità di rispondere alla domanda dei cittadini. E queste criticità riguardano tutto il Paese, anche se sono divenute più gravi nelle Regioni con piani di rientro. Alcuni esempi? Lazio, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Ma la situazione è difficile anche nelle Regioni tradizionalmente considerate virtuose, come la Lombardia”.

Il confronto con l’Europa

Nel 2010, secondo i dati Ocse, l’Italia ha speso il 7,4% del Pil per la sanità, la Germania l’8,9%, la Danimarca il 9,5%, il Belgio l’8%, l’Austria l’8,4% e la Francia il 9%. Cosa significa? “Stiamo investendo troppo poco nella sanità quando le grandi filiere biomediche rappresentano uno dei principali motori di sviluppo dell’economia mondiale, specialmente per gli Emergenti. Il tutto con uno svantaggio per i pazienti”, commenta Pelissero.

Prestazioni e stanziamenti pubblici

“Critichiamo molto la spending review effettuata dal governo Monti per come è stata istituita. Ci sono sprechi da tagliare nel Ssn, circa il 10-15% della spesa totale, ma il meccanismo deciso è distorto perché non riduce le inefficienze e non assicura uno sviluppo positivo. I tagli lineari, del resto, puniscono le regioni virtuose e riducono il numero delle prestazioni erogate ai cittadini. La spending review del governo Monti è culturalmente sbagliata perché considera improduttiva la spesa sanitaria. E’ bene ricordare che le prestazioni erogate dalle strutture sanitarie di diritto privato rappresentano il 25% del totale, a fronte di una spesa statale loro attribuita del 15% di quella complessiva per il settore: il loro contributo è quindi fondamentale per il sistema”, evidenzia.

Le aspettative con il nuovo governo

“Speriamo che il ministro per la Salute Beatrice Lorenzin riesca a discutere con più successo con il ministero dell’Economia. Bisogna chiarire – prosegue – che quella dei tagli alla sanità è una stagione a cui metter fine e che bisogna riagganciare l’Italia ai Paesi europei più forti, da cui siamo sempre più distanti. Il disinvestimento nella filiera della sanità crea disoccupazione, perdita delle capacità tecniche e ci allontana dai livelli di eccellenza che buona parte dell’industria italiana ha invece raggiunto nel tempo”.
“Noi siamo in contatto continuo con il governo, e proprio in questi giorni ho scritto ai presidenti delle commissioni parlamentari che intendono controllare la spesa sanitaria per garantire il nostro contributo con analisi e suggerimenti”.

Il controllo della spesa

Per aumentare l’efficienza però bisogna investire, non tagliare. “Con livelli di spesa troppo bassi ci condanniamo al sottosviluppo e il taglio delle risorse non risolve il problema della malagestione. Tantomeno si deve pensare di riportare la gestione della spesa dalle Regioni a livello centrale, un errore che danneggerebbe quelle che stanno andando bene”.

Le priorità

Cosa fare? “Condividere le best practices amministrative, bloccare questa emorragia finanziaria e reinvestire nella sanità. Per rimettersi in un percorso virtuoso nel settore bisogna inoltre tornare al sistema di pagamento a prestazione per tutti gli erogatori. E’ poi necessaria una cultura della vigilanza che superi il conflitto d’interesse presente nel comparto pubblico, che si autocontrolla, creando un’agenzia terza rispetto a tutti i gestori che stimoli il raggiungimento di più alti livelli di qualità e di efficienza. La parola chiave insomma è trasparenza. Il bilancio delle Asl e delle aziende ospedaliere di diritto pubblico è segreto, e, tra l’altro, non redatto secondo principi civilistici”, conclude.

Letta guarisca la Sanità dopo la cura sbagliata di Monti

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