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Il nuovo Governo, come ha confermato il ministro Saccomanni, ha intenzione di aggiornare il Def nelle prossime settimane con una Relazione aggiuntiva, dentro il quadro finanziario definito e concordato con l’Unione Europea. Cominciamo quindi una discussione ancora interlocutoria. Una discussione, però, importante, da un lato, per capire quali possibili margini di flessibilità potranno essere accordati all’Italia, nel corso della procedura ascendente che ha inizio con il presente Documento; e, dall’altro lato, per definire gli indirizzi del nuovo Governo nelle prossime, cruciali, settimane di lavoro.

Gli aggiornamenti necessari al Def

Leggendo il testo attuale del Def, sembrano necessari aggiornamenti in tre direzioni: interpretazione della situazione macroeconomica internazionale ed interna; valutazione sulla possibilità di ridefinire il percorso verso gli obiettivi a medio termine della finanza pubblica, da verificare in sede europea; trasformazione delle linee programmatiche del nuovo Governo, contenute nel discorso su cui il presidente Enrico Letta ha posto la fiducia, in una agenda a medio termine che precisi le priorità, le quantificazioni e i cronoprogrammi, da un lato sulle emergenze, dall’altro su alcune prime idee di provvedimenti volti a provocare uno “shock” positivo sul sistema economico, e anche intervenendo sull’esistente Programma Nazionale di Riforma.

La crisi europea 

Per quanto riguarda la situazione internazionale, è evidente dai dati che tutti hanno ripreso un sentiero di crescita, e che l’Europa resta il fanalino di coda mondiale in questa lenta uscita dalla crisi. Ci sarà un motivo? Certo, l’Europa ha di fronte un tornante storico di tipo strutturale, ma resta forte il dubbio che le politiche europee non siano state, e non siano, all’altezza delle sfide, né di quelle strutturali né di quelle congiunturali.

Lo scostamento del Def dalle previsioni di Bruxelles

Il Governo dovrà chiarire nelle prossime settimane un elemento di nuova preoccupazione, e cioè lo scostamento che emerge fra le previsioni del Def nazionale e quelle contenute nelle recentissime analisi di primavera della Commissione Europea, soprattutto con riferimento al 2014. Gli scostamenti sono rilevanti sia per la stima della crescita del PIL (0,7 per cento per la Commissione, 1,3 per cento per il governo italiano) sia per la valutazione del saldo strutturale di bilancio (-0,7 per la Commissione, +0,4 per il governo italiano).

Ricontrattare i tempi con l’Ue

Si arriva così alla seconda questione di rilievo politico per la futura Relazione di aggiornamento, e cioè alla possibilità di ricontrattare i tempi di raggiungimento degli obiettivi a medio termine per la finanza pubblica italiana. Nella fase attuale, è bene dare al Governo un mandato pieno per un tentativo di ricontrattazione, sulla base della nuova solidità strutturale del bilancio e delle preoccupazioni, ormai anche europee, per gli effetti sistemici della recessione italiana.

Il programma del governo

Il terzo ambito di aggiornamento di Def e PNR è in relazione al programma del nuovo Governo. Il Presidente del Consiglio ha esposto un programma che non si esaurisce nell’emergenza, ma intende affrontare numerose questioni anche di medio termine. La lista è lunga: Cig in deroga, esodati, contratti di servizio pubblici, precariato della pubblica amministrazione, missioni, Imu, Tares, Iva, sgravi fiscali per i nuovi assunti, piano straordinario per l’occupazione giovanile.

Sintesi di un intervento in discussione generale sul Documento di Economia e Finanza, Montecitorio, 6 maggio 2013

Marco Causi

Professore di Economia politica, Facoltà di Economia “Federico Caffè”, Università Roma Tre. Deputato Pd dal 2008, confermato nel febbraio 2013.

I consigli del Pd a Letta e Saccomanni sul Def

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