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Gli italiani hanno molti pregi ma anche qualche nota caratteristica, ad esempio quella di avere poco amor di patria.

Un difetto che però assume tutto un altro significato quando a incarnarlo è lo Stato in persona. Una contraddizione in termini a ben vedere, ma che pure accade.

Fa riflettere, infatti, il metodo e il merito – e anche al tempismo, visto che arriva oltre due mesi dopo un’iniziativa analoga di Brookings Institution – con il quale il governo italiano promuove l’immagine della Penisola nel mondo nell’incontro “L’Italia dopo l’elezione. Un futuro incerto”. Si tratta di un evento pubblico che l’Istituto Italiano di Cultura di New York, sotto l’egida del Ministero degli Esteri, ha promosso lunedì 13 maggio nella Grande Mela per discutere della recente tornata elettorale.

Per carità, nulla di disdicevole, anzi. Quella organizzata dall’Iic è una conversazione tra ospiti di tutto rispetto: Maurizio Molinari, corrispondente americano della Stampa, e Sergio Fabbrini, Direttore della School of Government della Luiss.

Ciò che è meno comprensibile è l’interpretazione che il dibattito offre della politica interna italiana, letta con una chiave tutta negativa, secondo una prima impressione.
E se veicolare un’immagine poco felice del proprio Paese può essere del tutto legittimo per un privato cittadino, diventa alquanto discutibile se effettuato da un’appendice della Farnesina come l’Istituto italiano di cultura.

Dopo le sue elezioni politiche – si legge nell’invito all’incontro – l’Italia si trova ancora in una situazione di stallo, la formazione di qualsiasi maggioranza di governo stabile appare quasi impossibile. Allo stesso tempo, il paese è nel bel mezzo di una delle sue più gravi crisi economiche dalla seconda guerra mondiale. A ciò bisogna sommare i problemi per la difficoltà di realizzare le necessarie riforme istituzionali e strutturali da tempo pianificate”.

Parole che al ministero degli Affari Esteri susciteranno forse un certo imbarazzo. Perché è vero che l’Italia non naviga in buone acque, come tutt’Europa, d’altronde – e questo gli americani lo sanno già – ma è altrettanto vero che le elezioni sono e saranno sempre un fatto democratico, che deve essere accettato, tanto più da pezzi delle Istituzioni che di quei risultati sono garanti agli occhi dei cittadini.

L’Italia, dopo il nuovo sforzo richiesto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha formato un nuovo governo di larghe intese con il quale sta tentando di risalire la china e di farsi promotore anche in Europa con uno spirito non più e non solo di accondiscendenza verso una politica di austerità ma ponendosi come fautore di nuove strade per politiche di crescita; proprio quelle che invoca da tempo l’Amministrazione Obama alla Germania.

Ma sarà difficile farlo se a smarrire l’orgoglio dell’essere italiani e a remargli contro sarà anche lo Stato stesso.

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