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La ricapitalizzazione

A dare il loro ok sono già stati il gruppo Fiat e Mediobanca. E la stragrande maggioranza della ricapitalizzazione dovrà essere destinata all’abbattimento del debito. In prima fila, anche Intesa. Incertezza sugli altri soci. Ecco numeri, valutazioni e posizioni.

I motivi del debito

“Le testate di Rcs – spiega l’Unità – resistono abbastanza bene alla crisi. Se non ci fosse il debito, non ci sarebbe alcun problema. E quel debito è stato contratto per l’acquisizione di Recoletos nel 2007, una piccola casa editrice spagnola (35 milioni di patrimonio netto) valutata un miliardo di euro (580 dei quali, da allora ad oggi, già sviluppati) con motivazioni di cui ancora oggi risulta impossibile comprendere la razionalità. L’operazione è stata voluta dai vertici aziendali con la sponsorizzazione di Mediobanca, azionista forte di Rizzoli e mediatore della partita”.

“La riunione del patto di sindacato che riunisce il 58% del capitale – sottolinea il Sole 24 Ore in un corsivo di Antonella Olivieri – si è conclusa con la presa d’atto dell’ineluttabilità della ricapitalizzazione: Rcs infatti ha bisogno urgente di una prima iniezione da 400 milioni per garantire la continuità aziendale”.

I rischi di non partecipare all’aumento

Il dato di fatto è che “la ricapitalizzazione si prospetta così diluitiva che chi decidesse di non sottoscrivere andrebbe incontro a un ridimensionamento radicale della propria quota, di fatto mettendo una pietra sopra all’investimento. Le posizioni più riluttanti sarebbero state ammorbidite dalla prospettiva che, dopo l’intervento di emergenza (l’obiettivo prioritario, appunto, è non compromettere la continuità aziendale), si lavorerà per unificare le responsabilità decisionali”, aggiunge il Sole.

Il ruolo di Intesa

Dovessero registrarsi “molte defezioni, anche se l’eventualità è limitata, sarebbe Intesa Sanpaolo – scrive Antonella Olivieri sul Sole – la banca più esposta con circa 300 milioni, ad assumere il ruolo di Pivot nell’accompagnare l’inevitabile riassetto dell’azionariato”.

L’ok di Fiat

“Noi abbiamo fatto avere al presidente di Rcs, Provasoli, la nostra adesione all’aumento di capitale, perché c’è un piano credibile”, ha detto il presidente di Fiat, John Elkann, che detiene il 10,3% del gruppo. Sull’ipotesi che Fiat eserciti il diritto di prelazione sull’eventuale inoptato dell’aumento di capitale per Rcs, ha aggiunto: “E’ molto prematuro, vedremo più in là, quando si capirà l’ammontare della quota di inoptato”.

La posizione di Mediobanca

Tutti d’accordo nel cda di Mediobanca sulla partecipazione di Piazzetta Cuccia all’aumento di capitale di Rcs. “Sono stati tutti d’accordo sull’imprescindibilità sia della partecipazione all’aumento di capitale che al rifinanziamento di Rcs”, ha detto una fonte. Il tutto, ha aggiunto, “finalizzato a un rilancio fatto con un nuovo partner, industriale o finanziario o tutte e due, da identificare”. Per Mediobanca, che detiene circa il 13,7% di Rcs, l’adesione alla prima fase dell’aumento, da 400 milioni, comporta un esborso di 55 milioni.

Le incertezze degli altri soci

Scrive Nino Sunseri sul quotidiano Libero: “Tutto da decifrare invece il ruolo di Pesenti e dei piccoli soci industriali (Merloni, Lucchini, Bertazzoni). In bilico Generali. Quasi certa la partecipazione di Unipol. Non ci saranno i Benetton. Mistero su Rotelli e attesa per Della Valle. Svanito, infine, il cavaliere bianco con l’ingresso di Axel Springer”.

L'ok di Mediobanca e Fiat all'aumento di capitale Rcs

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