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Dopo Francia, Inghilterra e Israele, anche gli Stati Uniti si sono aggiunti alla denuncia nei confronti della Siria. A sostenere che il regime di Bashar al Assad abbia verosimilmente fatto ricorso ad armi chimiche contro i ribelli siriani è stato anche il segretario alla Difesa Chuck Hagel, parlando in conferenza stampa da Abu Dhabi nel corso di un viaggio diplomatico in Medio Oriente.

Ma per Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, bisogna essere cauti: “La situazione è molto delicata perché occorre rilevare come non ci siano, lo ammettono gli stessi americani e i britannici, ancora le prove certe di un utilizzo delle armi. Si ritiene verosimilmente che possa essere avvenuto”, spiega Margelletti in una conversazione con Formiche.net.

Per fornire prove più o meno inconfutabili sull’uso in piccola scala di armi chimiche, tra cui gas sarin, una forma di gas nervino, la Casa Bianca ha inviato ai membri del Congresso una lettera dettagliata spiegando che tali prove sono state raccolte dall’intelligence dopo aver esaminato campioni di terreno e il sangue di alcune vittime. Tuttavia sono necessari ulteriori accertamenti per verificare se il regime di Assad abbia effettivamente superato la severa “linea rossa” imposta dal presidente Barack Obama.

Una carta da giocare

C’è poi un elemento tra gli altri che per il direttore del Centro studi internazionali non andrebbe  sottovalutato: “Ricordiamoci che esiste in Siria una guerra di propaganda durissima dove l’arma delle false informazioni è ancora molto più importante del fucile stesso”.

Una situazione quindi ancora da accertare ma che aprirebbe senz’altro ad uno scenario molto delicato: “Qualora arrivassero le prove dell’utilizzo di queste armi – commenta l’esperto di sicurezza – la posizione della Russia nel continuare a supportare Assad diventerebbe più critica, mentre gli Stati Uniti potrebbero valutare insieme alle altre Nazioni un intervento teso ad impossessarsi degli armamenti chimici”.

“Naturalmente – continua Margelletti  –  se vi fosse un intervento internazionale questo sposterebbe senza alcun dubbio il peso verso l’opposizione e non verso Assad. Quindi i ribelli, che sono divisi in diverse fazioni, hanno tutto l’interesse a giocare la carta dell’utilizzo delle armi chimiche”. Ed è per questo che occorre essere estremamente prudenti: “Proprio perché lo stesso Assad sa che l’utilizzo di queste armi non sarebbe decisivo per vincere la guerra, ma sarebbe assolutamente incisivo per perderla”, dichiara Margelletti.

L’Europa politica che non c’è

La forte posizione presa da alcuni Paesi europei, per ultima quella del primo ministro britannico, David Cameron, che dopo le “prove crescenti” ha invitato la comunità internazionale a trarre le conclusioni, si scontra però con l’assenza di una posizione unitaria di tutta l’Europa: “La Siria è l’ennesima dimostrazione che l’Europa politica e la politica estera europea non esiste. E che siamo ancora lontanissimi da una politica europea di difesa. Tutte le volte che c’è un dato importante in tema di politica internazionale l’Europa si muove in ordine sparso. Abbiamo un Europa molto integrata dal punto di vista economico e assolutamente meno dal punto di vista politico”, conclude Margelletti.

La Siria e l'Europa politica che non c'è. Parla Margelletti

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