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Parola d’ordine: spareggio. Non serve a nulla prevedere mini-riforme che non risolvono a monte il problema, confessa a Formiche.net il costituzionalista ed ex senatore del Pd Stefano Ceccanti. Che sulla legge elettorale fissa un punto imprescindibile: giungere allo spareggio tra le maggiori forze e indicare un nome, così come accade per sindaci, governatori e a breve anche per il Presidente della Commissione europea. Altrimenti si otterrebbero solo governi di grandi coalizioni ad oltranza e nessun vincitore.

La soddisfa la “riforma minimale” del Porcellum annunciata?
Si rischia di produrre un effetto politico preciso, ovvero una grande coalizione ad oltranza. Non mi sembrerebbe una mossa particolarmente sensata. Al di là della pronuncia della Corte Costituzionale, il ricorso in Cassazione è veramente insensato perché quelle motivazioni parlano di preferenze che al Senato non ci sono mai state. Il tutto fa piuttosto acqua direi. Ma se volessimo rispettare quell’obiter dictum della Corte che fece, a suo tempo, sull’esigenza di inserire una soglia di sbarramento, che la si metta. Così poi si potrebbe procedere ad uno spareggio esattamente come avviene nei Comuni. D’alta parte non dimentichiamo la volontà referendaria del corpo elettorale espressa nel 1993 con un sistema dominante maggioritario che incida sui governi. Quindi direi che non si tratta solo di rispettare la Corte, ma di rispettare un referendum popolare.

Niente preferenze e nessuna ridefinizione dei collegi: altre due criticità che la miniriforma non sana?
Il passaggio più importante è come si sceglie il governo, rispetto alla scelta dei rappresentanti. E allora non vorrei che questo diritto fosse distorto, dal momento che gli elettori ormai votano direttamente su sindaco e governatore, tra un po’lo faranno anche sul Presidente della Commissione europea, ma rischiano di non poterlo fare sul governo nazionale.

Il fatto che dal governo annunciano un referendum confermativo rafforza questo tentativo?
Sì, però dal momento che l’esito sulle riforme costituzionali è incerto, non vorrei che rimanesse permanente la soluzione transitoria. Ragion per cui credo che anche questa dovrebbe essere convincente.

La convince la scelta della maggioranza di procedere in due tempi?
Dico molto semplicemente che quello che si farà dopo, lo vedremo dopo. Intanto è rilevante non sbagliare la decisione da prendere adesso. Cosa farei ora? Prevedere uno spareggio nazionale.

La proposta non piace al segretario del Pd che la giudica diretta verso un Parlamento proporzionale e, quindi, ingovernabile: ha ragione?
Concordo con Epifani, l’obiettivo è arrivare allo spareggio, altrimenti rischieremmo una grande coalizione ad oltranza. E nulla più.

Crede che, come dice Letta, è sulle riforme che si giochi la vita del governo?
La durata dell’esecutivo è importante, ma non si possono neanche lasciare effetti permanenti sul sistema se sono sbagliati: ecco il nodo a mio avviso. I governi passano, ma la riforma elettorale resta. E comunque non si può imporre di rifare la grande coalizione Pd-Pdl.

Nei giorni scorsi lo stesso Letta aveva parlato di riformare il Porcellum come un paracadute per il governo in caso di caduta…
L’importante è che il paracadute non sia bucato, a questo punto apriamone uno vero, ovvero lo spareggio tra le prime due coalizioni. E quindi con qualcuno che vince.

Allora cosa è mancata, la volontà politica di premere sull’acceleratore?
Non si tratta di fare una riforma per il Pd, per Pdl o per Grillo. Siamo in presenza di una coalizione necessitata, obbligata dal fatto che nessuno ha vinto le elezioni. Ma il sistema la prossima volta dovrà produrre una legge che preveda un vincitore. E quest’ultimo dovrà avere un numero di voti elevato, per la questione della legittimazione. Ripeto: si faccia uno spareggio tra le prime due. Non possiamo aspirare ad un governo Pd-Pdl per forza di cose. Non è naturale, in quanto la grande coalizione diventerebbe l’esito più probabile e non l’eccezione.

twitter@FDepalo

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