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“Una rosa di nomi per il Colle” è il titolo di apertura oggi del Corriere della Sera. Nella rosa dei nomi per il Quirinale, discussa ieri da Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, quello di Massimo D’Alema non c’è secondo il quotidiano Rcs.

Il nome di D’Alema c’è, invece, nel secondo titolo più evidente sulla prima pagina del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli: “Il verbale su Serravalle che chiama in causa anche Massimo D’Alema”.

Come dire: Berlusconi e Bersani non possono pensare di candidare l’ex premier per il Quirinale come successore di Giorgio Napolitano a causa delle vicende giudiziarie che lambiscono D’Alema.

Intepretazioni maliziose se non malevole, ovviamente. Dietrologie politiche, naturalmente. Legittime e corrette scelte giornalistiche, per carità. “Calunnie”, ha reagito l’ex presidente del Consiglio.

La scelta delle priorità e l’accostamento Quirinale-D’Alema-inchiesta giudiziaria possono indurre a qualche conclusione forse affrettata se si legge l’articolo. O meglio: basta leggere la sintesi che ne fa lo stesso Corriere in prima pagina: “L’elevato prezzo pagato al costruttore Marcellino Gavio nel 2005 dalla Provincia di Milano guidata dal ds Filippo Penati per comprare il 15% della società autostradale Milano-Serravalle? “Le esatte parole di Penati – rivela ai pm l’architetto Renato Sarno, ritenuto suo collettore di finanziamenti illeciti – furono: “Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perché l’acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema”. Penati, interpellato dal Corriere, smentisce: “Mai detto””.

Scelta giornalistica, titolazione ed evidente richiamo in prima possono indurre esponenti del Pd a sostenere la tesi secondo cui il Corriere della Sera in momenti clou della vita politica ed economica del Paese si distingue per un’offensiva nei confronti di D’Alema (basta ricordare il caso del tentato acquisto di Bnl da parte di Unipol).

Tesi suffragata non solo da sensazioni, più o meno dietrologiche.

Il dibattito è (ri)aperto.

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