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Mentre le più grandi società di petrolio e gas hanno avuto un 2012 da dimenticare, con produzione stabile o in declino e spesa in conto capitale crescente, il campione italiano dell’energia Eni è riuscito a fare meglio dei suoi concorrenti su entrambi i fronti. E la cessione delle quote in Snam e Galp ha permesso una riduzione dell’indebitamento di oltre 12 miliardi per il gruppo guidato da Paolo Scaroni. E’ la diagnosi del quotidiano Financial Times.

Produzione crescente

Eni “sta ancora fronteggiando alcune questioni strategiche, ma sta iniziando finalmente a sembrare meno una somma di parti diverse”, si legge sul Financial Times. Costi crescenti e calo della produzione sono stati infatti i maggiori ostacoli per le società del settore, mentre Eni è riuscita a ottenere buoni risultati su entrambi gli indicatori. La produzione della società è aumentata del 7% nel 2012, raggiungendo la quota di 1,7 milioni di barili per giorno. Sebbene l’aumento della produzione si sia basato sull’estrazione libica, è cresciuta anche quella russa ed irachena.

Le cessioni delle quote in Snam e Galp

Lo scorso anno Eni ha venduto circa il 30,1% della sua quota in Snam, che ha permesso, con l’incasso di 3,5 miliardi di euro, una riduzione del debito di oltre 12 miliardi per Scaroni. Eni ha inoltre ridotto del 5% la sua quota nella società portoghese Galp, scendendo al 28,34%.

Ancora molto lavoro da fare per Scaroni

Tuttavia, ricorda il quotidiano inglese, “l’amministratore delegato Paolo Scaroni ha ancora molto lavoro da fare soprattutto nelle attività di downstream. I settori raffinazione e chimica hanno registrato una perdita di 800 milioni di euro lo scorso anno”. Inoltre c’è Saipem, di cui Eni ha il 43%, e che “è stata una partecipazione profittevole” ma “ha perso più di un terzo del suo valore di mercato”, mentre “un’inchiesta giudiziaria rende il suo posto nell’impero Eni più incerto”.

I fronti aperti per l'Eni di Scaroni (che brinda al 2012)

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