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Certo, la presenza del coro dell’Armata rossa, ieri sul palco insieme con Toto Cutugno, “un profumo di sinistra”, per dirla con Nichi Vendola, lo donava a questo Festival di Sanremo. L’edizione 63 della kermesse guidata dalla coppia di fatto Fabio Fazio-Luciana Littizzetto, ancor prima di iniziare è stata tacciata di essere “un concertone del primo maggio”, copyright dell’esclusa Anna Oxa, o “festa dell’unità”, secondo Silvio Berlusconi che ha invitato i suoi elettori a non pagare il canone in caso di festival troppo politicizzato.

“In effetti, un evento che fa oltre quattordici milioni di telespettatori è mediaticamente strategico ed è normale che ci sia attenzione e possa suscitare fastidio se parla di politica a una settimana dalle elezioni” spiega a Formiche.net Luigi Ricci, direttore della società di comunicazione e marketing Barometro. Ieri il momento più atteso a riguardo è stato lo show di Maurizio Crozza che è sceso dalle scale dell’Ariston nelle vesti di un Berlusconi canterino.

La sua imitazione del Cavaliere all’esordio del monologo ha subito fatto divampare le polemiche, fuori e dentro il teatro con alcuni contestatori, ”due e ben noti” secondo Fabio Fazio, che l’hanno fischiato e interrotto sonoramente per qualche lunghissimo minuto di gelo. Poi sono continuate le sue imitazioni con Pierluigi Bersani, Antonio Ingroia e il montiano Luca Cordero di Montezemolo. “Non è un caso che Crozza sia partito con Berlusconi. Non è che il comico ce l’abbia con lui, è che il Cavaliere fa audience”, spiega Ricci.

All’indomani della serata, il bersaglio prediletto Berlusconi ha replicato: “Sarà un boomerang per la sinistra”. In realtà, chiarisce l’esperto, “il boomerang sarà più che altro per Mario Monti. Prima di tutto perché mentre davanti a Crozza si sintonizzavano oltre 16 milioni di persone, con un picco di share del 54.5%, la tribuna politica su Rai Due con il Professore totalizzava l’1%. E soprattutto perché la parodia con il doppio cognome dei candidati montiani e l’imitazione di Luca Cordero di Montezemolo davano l’immagine di un mondo lontanissimo da quello nazionalpopolare che guarda il festival. Questo può influire sul voto”.

Già, ma quanto? “L’anno scorso anche il monologo di Adriano Celentano aveva suscitato polemiche ma avveniva in una sorta di bolla montiana – fa notare Ricci – a 15 giorni dal voto, basta un nulla per spostare gli equilibri, soprattutto al Senato dove sono sufficienti 300mila voti per deciderne il risultato. Quelli rimasti in bilico ora sono degli indecisi e sono soprattutto fattori emozionali a poterli influenzare. E il pulpito di Sanremo ne fornisce molti”.

Guarda il video dello show di Crozza:

Ma quale sinistra, Crozza a Sanremo ha danneggiato Monti

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