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Questo fine settimana è stato lungo e difficile per il candidato dell’opposizione in Venezuela, Henrique Capriles Radonski. Ancora c’è gente che piange la morte di Chávez nelle piazze di Caracas. Il cosiddetto “voto della nostalgia” farà vincere sicuramente Nicolás Maduro: vedono in lui, ancora, il pensiero e l’azione del presidente Hugo Chávez. Presentarsi alle elezioni presidenziali del prossimo 14 aprile è un “suicidio politico” annunciato. Ma gli oppositori che credono in una svolta per il Paese dopo la scomparsa del caudillo hanno fatto pressione, anche sui media e sui social network, e gli hanno chiesto di non deluderli. Con il rischio di perdere la guida della regione Miranda, Capriles ha accettato la sfida.

Combattere l’apatia è stata la spinta per fare politica quando la norma sarebbe stata godersi il mare caraibico e la festa permanente della vita latinoamericana. Classe 1972, questo giovane avvocato ed economista, specializzato in materia tributaria, è diventato deputato del Parlamento quando aveva 25 anni. Ma era da tempo nello scenario politico venezuelano. A 20 anni ha cominciato i suoi primi passi in politica, fondando il partito Primero Justicia. Ha studiato ad Amsterdam, New York e anche a Viterbo. Viene da una famiglia benestante, di origine ebraica, motivi per cui è stato attaccato dallo stesso Chávez nella campagna elettorale del 2012. Il direttore del quotidiano Tal Cual, Teodoro Petfkoff, ha consigliato pubblicamente a Capriles di non fare campagna con il suo secondo cognome, Radonski, per l’aura “borghese e straniera” che poteva prendere. Ma Capriles è nato e cresciuto a Caracas e chi lo conosce sostiene che ha sempre mantenuto un contatto diretto con i cittadini.

È stato sindaco del municipio Baruta di Caracas e due volte governatore della regione Miranda (per un totale di otto anni di gestione). Capriles non ha mai perso un’elezione. Quando il 12 febbraio del 2012 è uscito vincitore delle primarie dell’opposizione venezuelana, diventò un fenomeno inedito in Venezuela. L’opposizione non si era mai unita in una coalizione per potere fare fronte alla macchina del presidente Chávez, capo di Stato per quattordici anni consecutivi.

Tra i suoi successi nella gestione della regione Miranda c’è la riduzione degli omicidi dell’80%. La criminalità è il male principale del Venezuela: solo nel 2012 sono morte 21.000 persone. Con l’appoggio della coalizione dell’opposizione Mesa de la Unidad Democrática, dove sono organizzati partiti di destra e sinistra oppositori al Partito unico socialista del Venezuela (Psuv) fondato da Hugo Chávez, Capriles ripeterà la stessa formula del programma di governo del 2012: scommettere sulla crescita economica del Venezuela, indipendente dalla fonte petrolifera, per combattere la povertà e la disoccupazione.

Secondo Capriles è necessario ridimensionare i sussidi dello Stato paternalista. Non annullarli ma strutturarli in un modo meno ideologico-partitista. L’impiego e l’istruzione di qualità possono offrire uno sviluppo soddisfacente all’individuo e in questo modo si può combattere meglio la povertà e la criminalità. In un’intervista esclusiva per l’Italia, Capriles ha detto che è indispensabile il risanamento dei corpi di sicurezza e una guerra all’impunità: in Venezuela, 97 omicidi su 100 rimangono senza condanna.

Sogni e timori di Henrique Capriles Radonski, l’altro volto del Venezuela

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