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Ecco come deve essere il prossimo Pontefice. Età fra 50 e 60 anni, proveniente dai Paesi emergenti, dotato di grande leadership e carisma, legato ai giovani. In più: multimediale, aperto a culture diverse, globetrotter, innovatore, poliglotta, sportivo. In sintesi: un Papa meno teologo e più simile al Presidente di una grande multinazionale.

Secondo i manager italiani, sarebbe questo il candidato ideale per la successione a Benedetto XVI. E’ quanto emerge da una ricerca condotta fra oltre 100 quadri aziendali da MCS, società di ricerca e selezione di middle manager con sedi a Milano, Roma e Bologna.

I papabili per i manager

Alla luce dei criteri individuati, i favoriti sarebbero solamente in parte quelli che già circolano sulla stampa. Su tutti, il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila. Tagle, 56 anni, proveniente da un paese emergente, con forte radicamento cattolico. Parla italiano, inglese, spagnolo e cinese.

Dietro Tagle, ci sarebbe il cardinale canadese, Marc Ouellet, 69 anni, prefetto della Congregazione per i vescovi e quindi con una buona esperienza nella gestione amministrativa della Chiesa. Ouellet parla cinque lingue. Ma spicca anche Timothy Dolan, arcivescovo di New York, dotato di grande comunicativa, che ricorda molto Papa Woityla.

Tra i sud americani ci sono il settantenne ma vigoroso Oscar Maradiaga, molto carismatico, il brasiliano Odilo Sherer di San Paolo e Norberto Rivera, arcivescovo di Città del Messico, a capo di una delle chiese di più numerose e devote del mondo, che però ha già compiuto 70 anni. Un’altra candidatura interessante è quella di Leonardo Sandri. Argentino, ma con genitori italiani, 70 anni, grande diplomatico, ha viaggiato in tutto il mondo, ed è ben visto in Curia.

Un altro papabile è il cardinal Peter Erdo, ungherese, 62 anni, affabile, energico, poliglotta, vicino alle chiese orientali.

Chiesa, un marchio globale molto rispettato

Secondo Gianluca Gioia, managing partner di MCS, “i manager interpellati nutrono grande rispetto per la Chiesa, ammirata come la più longeva organizzazione del mondo, e per la sua missione religiosa, spirituale e umanitaria. Non c’è dubbio che per molti aspetti alcune delle sfide che la Chiesa affronta oggi siano simili a quelle di una multinazionale. Non è un paragone irriverente. Abbiamo perciò provato ad interrogare i manager sulla figura del nuovo Pontefice e sui cambiamenti attesi”.

La Chiesa Cattolica, secondo il 95% dei manager, sentiti da MCS, è un “brand” molto affermato nel mondo: è un marchio globale (92%) e multietnico (87%). Un limite è la “governance”, che vede una concentrazione del potere in Europa e in Italia (67%). La missione (91%), l’attualità del messaggio (95%) e la tradizione (71%) sono considerati i maggiori punti di forza.

Una multinazionale

Per tre quarti dei manager la Chiesa funziona come una multinazionale data l’organizzazione capillare e radiata sul territorio, anche se, per il 62%, non copre l’intero pianeta. La Chiesa però necessita di un forte rinnovamento. E’ l’opinione dell’83% dei manager che per questo motivo ritengono che il prossimo Papa debba possedere un mix di qualità umane, spirituali e pratiche. Sette manager su 10 (72%) indicano come fascia di età i 50-60 anni. Il 12% punterebbe su una figura con meno di 50 anni. Il restante 16% ritiene che solo un over-60 avrebbe l’esperienza e l’autorevolezza per guidare la Chiesa.

Sulle origini, i quadri aziendali ascoltati da MCS non hanno dubbi: nel 92% dei casi ritengono che il nuovo Pontefice dovrebbe provenire dalle aree emergenti del mondo, dove si concentra la maggioranza dei nuovi fedeli, specie giovani. Ovvero America Latina, Asia o Africa. Il Vecchio Continente è considerato una garanzia di continuità solo dal 5%. Gli altri puntano sul Nord America.

I tratti salienti del nuovo Pontefice? Dotato di grande leadership e carisma (82%). Legato ai giovani (79%). Multimediale (67%). Aperto a culture diverse (61%). Grande viaggiatore (72%). Innovatore (65%). Poliglotta (63%). Sportivo (55%). Con esperienze di studio o lavoro precedenti al sacerdozio (51%). Secondo l’indagine MCS completano il profilo ideale del candidato al Soglio di Pietro l’aver maturato esperienze internazionali (58%) e aver ricoperto vari incarichi (44%).

Come rilanciare il messaggio di Dio e l’immagine della Chiesa

Per rilanciare il messaggio di Dio e l’immagina dell’istituzione ecclesiastica, sarebbe fondamentale la vicinanza al “mercato” di riferimento e quindi soprattutto alle fasce più giovani (72%). Per guidare la Chiesa i manager ritengono che il nuovo Pontefice debba avere capacità di marketing e comunicazione (68%). Ma anche competenze finanziarie e nel controllo di gestione (71%): la Chiesa ha un enorme patrimonio, soprattutto immobiliare, ma dovrebbe gestire le sue risorse con criteri più moderni, magari dismettendo alcuni beni e acquistandone altri.

Molto importante viene considerata anche la gestione delle risorse umane (81%). La classe dirigente va ringiovanita (71%) e resa più vicina al “mercato” dei fedeli. Anche la lingua gioca un ruolo chiave. Non c’è dubbio che il latino conservi il suo fascino. Ma per conquistar spazio nelle aree emergenti del mondo, gli idiomi dominanti sono inglese, spagnolo, francese e cinese.

Alcune idee per lo sviluppo? La Chiesa dovrebbe tornare a valorizzare i parroci, visto un po’ come i responsabili di un punto vendita sul territorio. Dovrebbe fare indagini di mercato. Puntare sul merchandising. Riorganizzarsi su scala planetaria con delle vere e proprie “holding”, che dirigano le diverse attività: fede, formazione, attività umanitarie, amministrazione, proselitismo, comunicazione, etc.

Chi è il Papa preferito dai manager italiani

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