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Solo delusione e rabbia tra le imprese. Il decreto per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione non solo non è stato approvato ma non è stato neppure presentato in consiglio dei ministri. La questione passa così al prossimo esecutivo, mentre il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, preme sui tempi, e Paolo Buzzetti, numero uno dell’Ance ((Associazione Nazionale Costruttori Edili, aderente a Confindustria) descrive il rinvio deciso dal governo come “un suicidio”.

Le parole di Squinzi

“Sarebbe un volano per far ripartire il Paese. Un segnale per ridare fiducia alle imprese che sono alla disperazione”. Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha insistito sul pagamento dei debiti della Pa alle aziende, incalzando il governo: le decisioni dell’esecutivo “sono un buon segnale, finalizzando 40 miliardi in tempi rapidi si va nella direzione giusta. È da un po’ di tempo che stiamo con il morale sotto i tacchi delle scarpe”. È un primo passo, insomma, se si agisce presto e bene, cioè con modalità semplici e di facile comprensione per le imprese. La richiesta di Confindustria, sottolinea il Sole 24 Ore, è pagare almeno un terzo, 48 miliardi, di quei 71 che stimati da Bankitalia, dato 2011. “Ma penso che sia abbastanza di più”, ha aggiunto Squinzi.

Il rinvio? Un suicidio

Ma se Squinzi preme sulla tempistica, critiche più forti al governo, che ha dribblato la questione, sono arrivate dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, e dal presidente dell’Ance , Paolo Buzzetti. “Il risultato politico e sociale – ha sottolineato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – è l’ennesimo rinvio”. Nonostante il forcing anche della Confindustria presieduta da Giorgio Squinzi, il governo invece di decidere ha deciso di soprassedere.

“Bisognava fare qualcosa subito. Rinviare ancora mi sembra davvero assurdo, direi inaccettabile. Mi auguro che non sia così perché sarebbe ‘un suicidio’”. Lo ha affermato in una intervista al Messaggero il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti, spiegando che “quando i nostri funzionari hanno incontrato quelli di Bruxelles, è emerso chiaramente che sarebbe stato semplice e veloce liberare subito almeno 12 miliardi. Soldi nelle casse dei Comuni virtuosi che sarebbero potuti andare ai fornitori e che invece inspiegabilmente non sono stati usati”.

Sbloccare subito i crediti dell’Anci

Il governo avrebbe dovuto dare “un colpo d’ala” spiega il rappresentante dei costruttori, anche perché “l’allarme rosso è già scattato da mesi” e liberare quelle risorse dei Comuni sarebbe stato “vitale per migliaia di imprese e soprattutto non avrebbe violato nessuna direttiva europea”. Ora “mi auguro che l’Anci riesca a sbloccare i 12 miliardi che i Comuni hanno in cassa, una mossa che si può fare immediatamente” perché sarebbe “inaccettabile non fare nulla ma ancora più grave privilegiare questo o quel settore”, ha concluso.

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